Il Presidente Sergio Mattarella con Gian Piero Gasperini, allenatore dell'Atalanta, in occasione dell'incontro con le squadre finaliste della TIM CUP 2019

Quello dell’Atalanta non è più un miracolo da tempo, lo dice la continuità di risultati, lo dice la gestione e la conduzione del Club; gli uomini giusti ai posti giusti, scelte oculate e, perché negarlo, anche la giusta dose di fortuna, che “deve” accompagnare il tutto, perché senza fortuna non si va da nessuna parte.

Come dice qualcuno la fortuna bisogna saperla acchiappare quando passa ed a Bergamo è innegabile che da un po’ di anni ci riescano con continuità e senza tema di smentita, perché in altre realtà possono anche essere meno bravi, ma i calciatori in nerazzurro arrivano, crescono e passano senza che nessuno si lamenti delle cessioni, così come nessuno accusa patron Percassi di fare soldi con il mercato in uscita, salvando al contempo le sue aziende, e non sono io a dirlo.

Il momento d’oro in casa bergamasca ha origine quando a guidare la formazione viene chiamato Gian Piero Gasperini, con un passato da calciatore iniziato nelle giovanili della Juventus, per poi dipanarsi tra B e C, con qualche passaggio in Serie A in quel di Pescara.

Da allenatore il Gasp è invece un’altra cosa, che inizia sempre con le giovanili bianconere e, salvo la breve parentesi all’Inter, è un susseguirsi di belle stagioni ed elogi strameritati; certo, il mister piemontese non sarà simpaticissimo e pure rompiscatole, molto spesso protagonista polemico, ma se contano i risultati ….
A Bergamo stravedono per lui, idem a Crotone e sulla sponda rossoblu di Genova, mentre oltre all’Inter, probabilmente solo a Palermo hanno qualcosa da dire, ma era il Palermo del mangia-allenatori Zamparini e, probabilmente, l’unico su cui ci sarebbe da ridire è proprio l’ex “boss” dei rosanero.

Se i successi bergamaschi siano serviti per rendere Gasp una primadonna, sinceramente non lo so, pur se non ci sarebbe nulla di scandaloso, dato che non ha iniziato lui ad autoelogiarsi, ma certo qualche mugugno (e qualcosa di più) non manca, con l’apice della partenza di un “mito” come il Papu Gomez, proprio a causa della rottura con il mister.

Cosa sia successo è difficile da dire, anche perché, come sempre, ognuno ha le proprie verità, ma non è difficile ritenere che proprio i risultati positivi siano alla base di quello che è diventato un “divorzio” clamoroso ed inimmaginabile.
Gasp non è tipo da compromessi, è uno che non guarda in faccia a nessuno, certamente pretende moltissimo dai propri giocatori, ed i risultati ne sono la conferma, e questo porta probabilmente all’esasperarsi dei rapporti, dato che non tutti sopportano uno stress non certo leggero, sia fisicamente che sotto l’aspetto mentale.

Sentirsi indispensabile fa parte della natura umana, ed i calciatori non sono esenti da tale concetto; probabilmente il Papu, anche in virtù dell’essere il capitano della squadra, ha creduto di essere al di sopra di tutto e tutti, reduce da stagioni favolose anche a livello personale, e questo potrebbe essere al centro degli attriti con il mister.
Caratteri forti a volte si scontrano, specie quando le cose vanno bene e ci sono da dividere meriti e successi che, indubbiamente, arrivano grazie al contributo collettivo, così dopo il “caso” Gomez, sembra che oggi ci sia un altro momento di rapporto non idilliaco con un altro dei protagonisti la scalata bergamasca, lo sloveno Josip Ilicic.

Ilicic, prima di approdare a Bergamo, aveva dimostrato di essere uno di quei calciatori relativamente ai quali, una volta chiusa la carriera, ci si rammarica per la discontinuità, caratteristica che li contraddistingue forse ancor più rispetto alle capacità tecniche ed agonistiche, così da renderli mezzi-campioni, capaci di indirizzare una partita, nel bene come nel male, a seconda di come si sono svegliati al mattino.

E proprio Ilicic parrebbe essere un nuovo caso in casa della Dea; il suo ingresso nella partita di Champions contro il Real Madrid, in luogo di Muriel, avrebbe dovuto essere un’iniezione di classe e forza, magari per scardinare un “fortino” Blancos parso non così eccelso anche in superiorità numerica.

Peccato che invece i minuti siano passati tra lamenti, palle perse, poca voglia di sacrificio, tanto che dopo appena mezz’ora dal suo ingresso, e quando al novantesimo mancavano una manciata di minuti, Gasp abbia deciso di mandare il giocatore negli spogliatoi; giocare con l’uomo in meno era di per sé faticoso, con due impossibile, e visto che c’era a disposizione ancora un cambio ….

Se ci sia un’altra rottura in divenire, lo vedremo, ce lo diranno i prossimi fatti, certo è che perdere Ilicic dopo il Papu potrebbe rivelarsi deleterio, anche se a Bergamo con chi decide di “ammutinarsi” o comunque non tiene un comportamento consono, non ci vanno troppo per il sottile, ed anche la tifoseria mantiene un comportamento solidale con le decisioni societarie: le primedonne non servono e meno che mai serve chi destabilizza.

Sino ad ora i risultati danno ragione a dirigenza ed allenatore e non c’è da dubitare che l’estate prossima arriveranno rinforzi magari non troppo conosciuti ma che si dimostreranno concreti e bravi; a Bergamo non hanno avuto remore nel mandare via un giovane Balotelli e dire che hanno avuto ragione loro mi pare sia una realtà indiscutibile.

Il Direttore Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui