Bilancia

Al ‘salotto’ preferisco di gran lunga la ‘cucina’, quindi non parteciperei mai ad un qualunque talk show, dove si fa a gara con altri ‘mobilieri’ a chi cattura più ‘share’, sparlottando e distruggendo a destra e manca o si ‘chiacchiericchiando’ di banalità da gossip, per il solo gusto di una lingua lunga… molto lunga.

Sono altresì convinto che di tutta l’erba non si faccia un solo fascio e casi unici (?) non costituiscano la normalità diffusa. Ciò premesso, spesso, guardando la scritta che impera alle spalle della “Toga Giudicante” – “La giustizia è uguale per tutti” – mi domando: “Sarà poi vero?”. Ho avuto a che fare con la “Iustitia est idem apud omnes”, ahimé, diverse volte, quindi ne ho conoscenza diretta di tribunali, accuse vicendevoli e sentenze, ma, nonostante le vicende personali (tutte nefaste ai miei danni di innocente) credo ancora in quella “Bilancia”, che dovrebbe garantire il giusto equilibrio e i giusti pesi a chiunque. T

empo addietro (c’erano ancora le vecchie lire) un amico di famiglia, promotore finanziario della celeberrima San Paolo Invest, anziché incrementare il libretto personale di mia mamma (erano i risparmi di una sua vita umile e lavoratrice, trentacinque milioni) se li ‘spapparazzò’ tutti quanti, assieme ad altri, facendo sparire sotto il naso dei tanti poveri allocchi, come neppure il buon Silvan avrebbe saputo fare, una somma che, si andava dicendo, rasentava i due miliardi di lire. Denunciato lui, il promotore, e la banca presso la quale agiva.

Venendo a piangere a casa mia (“ … ho famiglia, fallo per i miei figli … ecc, ecc, …”), mi confessò di avere portato tutto quanto in Svizzera dentro una fatidica valigetta. Sarà stato vero, non sarà stato vero, le lacrime, che versava chiedendo misericordia, non sembravano sintetiche! Sono passati più di quindici anni. Lui, dichiarato nullatenete (tutto intestato alla signora moglie), non ha rimborsato una sola lira di quanto sottratto vilmente – non solo alla mia famiglia – e ha continuato a lavorare in diversi posti, senza avere fatto neppure un solo giorno di galera. La San Paolo? Beh, il nome è una garanzia del cielo: ha saputo dimostrare (?) la sua innocenza (“ … non esiste responsabilità da parte nostra con il comportamento del Tizio finanziatore, in quanto bla, bla, bla …”) e neppure lei ha sborsato una sola moneta alla sola richiesta di semplice rimborso… e basta!

In tutti questi anni io sono stato davanti al giudice a testimoniare una sola volta! Dopo due avvisi di presenza in tribunale rimandati, alla ‘terza’ sono comparso davanti alla “Toga giudicante”: una sola volta in più in quindici anni! Una sola volta ho visto i due avvocati! Giorni fa è arrivata la sentenza: “Non si può accogliere il reclamo in quanto …”, quindi neppure un misero euro (i tempi sono cambiati… col cambio della lira) a rimborso pur minimo della truffa: buggerata la buona fede di una mamma cui é stata tolta la dignità umile di una vita lavorata onestamente. Ma, oltre al danno, la celeberrima beffa: ottomila euro all’avvocato difensore della santificata banca, più di ottomila all’Azzeccagarbugli, difensore della causa persa. Ma il mio umore è sempre sostenuto dall’ironia, e al pensiero che avendo perso trentacinque milioni di lire (mi suonano meglio degli euro), adesso se ne debbano perdere altri sedici, a rimborso dell’aver chiesto un aiuto alla giustizia, non mi resta che riderci sopra. Solo una cosina: non sarebbe meglio, alle spalle della “Toga Giudicante”, al posto di quella scritta “Iustitia est idem apud omnes” (il latino mi dà l’idea che renda più dell’ittaglianno), affiggere un solenne, ‘danteggiante’: “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate!”? Od anquem, ad respirum messere “Amarcord”, casum non sarebbe, ad venerando materassum crinae, affidare in custodiam die, ciò che abdunque Irene nonnae solea nominare ‘malloppus’? (ihihihihihihihihihi)

A cura di Vittorio Benini

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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