E’ l’Inter dunque ad aggiudicarsi la Supercoppa italiana, vincente contro una Juventus che tiene botta sino al centoventesimo, ben oltre i pronostici, ma a confermare che in una partita secca Allegri ha sempre qualche freccia al proprio arco; vero che oggi i nerazzurri sono superiori, specie nel collettivo e nel gioco, ma la Juve ha comunque individualità capaci di risolvere una partita in qualsiasi momento.

Questo ha detto la serata di San Siro, dove la formazione di Inzaghi è stata migliore, più propositiva, ma Allegri ha mandato in campo un undici che ha saputo far tesoro della “solita” dormita che capita alla difesa nerazzurra, dove ci si chiede cosa deve succedere per vedere Handanovic togliere i piedi dalla sua linea di porta ed i due marcantoni centrali farsi superare dal primo venuto, per americano che sia!

Difficile pensare che alla lunga la Juve potesse avere la meglio, i rigori erano il traguardo ideale per provare a vincere, ma alla dormita iniziale interista, ha fatto seguito quella finale bianconera, con Sanchez pronto ad approfittarne per la gioia nerazzurra; al di là delle assenze è questa la differenza tra la Juve di queste ultime due/tre stagioni e quella precedente …. il prendere gol su svarioni che prima capitavano due volte a girone ed adesso …. due volte ogni quarantacinque/novanta minuti!
A luglio, agosto, il ritorno di Allegri era visto come un ritrovare sicurezze, al di là della rosa, mentre le partenze di Conte e di alcuni dei protagonisti principali dello Scudetto interista, un ritorno agli anni precedenti, dove il cerchio non “quadrava” mai; oggi le situazioni si sono capovolte, con i bianconeri che fanno due/tre risultati e poi cascano malamente, senza mai dare una vera idea di sicurezza, mentre i nerazzurri con Inzaghi ed alcuni ripieghi (o così considerati) hanno una forza, una consapevolezza, da vera e grande squadra, anche quando la giornata non è di quelle splendenti.

Tempo di Supercoppa e tempo di mercato, non solamente per le protagoniste di serata; tempo di “colpi” (pochi) e/o di voci (tantissime) che poi andranno confermati i primi e trasformate in contratti le seconde, mentre il tempo passa, c’è chi gode e chi mugugna, ma un po’ tutti aspetteranno le ultime ore, gli ultimissimi minuti, per cambiare qualcosa, chissà quanto utile.

Difficile pensare che l’Inter faccia mercato, se non per giugno, mentre la Juve ha bisogno di una, magari due punte, ancor più dopo il pesante infortunio di Chiesa, oltre alla necessità di sistemare una rosa in cui sono in tanti con le valige pronte, valige che vengono fatte e disfatte ormai da un paio di stagioni, almeno a leggere la lista di chi è “perennemente” sul mercato, ma ha firmato contratti principeschi o sarebbe una minusvalenza troppo onerosa per le già esangui casse bianconere.

Il mercato bianconero sembra il “vorrei ma non posso” e dentro ci si devono mettere pure quei contratti in scadenza che chissà se davvero vale la pena rinnovare, primo tra tutti quello di un Dybala che, tra infortuni e prestazioni troppo altalenanti, vale un sacrificio da una ventina di milioni l’anno? Perdere l’argentino a zero non è il massimo, ma tenerlo a peso d’oro è quello che la Juve odierna può permettersi?

La politica da seguire è quella intrapresa non da oggi dal Milan e che sta percorrendo il Napoli? Calciatori di primo piano che non firmano mai e chiedono palate di milioni per restare, pronti a dire addio a quella che veniva considerata “casa” loro come avvenuto con Donnarumma? Certo i passivi di bilancio in qualche modo sono stati creati, ma prima o poi bisognerà considerare di fermarsi nel fare debiti ….

Vedere andare via i Donnarumma, gli Insigne, magari i Kessie ed i Koulibaly, non fa certo felici i tifosi, ma gli stessi sarebbero più felici di un fallimento? Il mercato deve diventare questo, la comprensione dello stato delle cose ed il tornare a muoversi secondo le possibilità, cercando di diminuire i costi e lavorando in prospettiva.
Lavorare con i giovani ha i suoi rischi ed è difficile immaginare di azzeccare tutte le mosse e, soprattutto, proporsi tra i vincenti sin da subito, però occorre farlo se si vuole avere un futuro, anche se in Italia difficilmente puoi permetterti di sviluppare una politica del genere se hai un certo nome; eppure il passato dovrebbe insegnare qualcosa, i cicli, lunghi o corti che siano, hanno sempre avuto una fine dalla quale ripartire.

Il grande Milan è durato sino a quando hanno retto alcuni pilastri, così la Juve e così l’Inter, il resto è vissuto di alti e bassi, di vittorie durate molto meno delle sconfitte, la Roma di Sensi quanto ha vinto rispetto allo svenarsi del proprietario per rimanere in prima fila? Ed il Napoli di Maradona o la Samp di Mancini/Vialli?
Qualche settimana fa, per un articolo da scrivere, ho rivisto gli ultimi campionati e salvo in una occasione (con il Torino al posto della Lazio), le prime sette sono sempre le stesse e la Juve sempre Campione salvo l’ultima stagione …. questo qualcosa vuol ben dire, o no? Poi se dobbiamo scrivere tutti i giorni un giornale dedicato al calcio, anche le voci impossibili diventano tema per riempire le pagine, ma questo fa parte del gioco, anche di quello del mercato.

Oggi si esaltano gli arrivi della Fiorentina, ma il campo soddisferà i sogni dei tifosi viola, o magari ci si troverà di fronte il Kokorin di turno, arrivato mica a zero e pagato profumatamente (due milioni netti a stagione) per scaldare la poltrona in tribuna? Commisso potrà pure pensare di essere il miglior dirigente di tutti i tempi, ma a parte questa stagione, dov’è andato? Non in B per un paio di biscottoni e dove altro? E dove sono finiti certi mega acquisti alla Kouame, costato una quindicina di milioni ed oggi in felice prestito in Belgio?

Tutti, chi più chi meno, ha in rosa “esuberi” da …. diciamo le cose come sono …. far fuori, riuscirci non è facile, perché bisogna trovare “l’amatore”, chi si accolla certi “debiti” …. indubbio che ci sono squadre bisognose di cambiare, pure tanto vista la classifica, ma c’è davvero in giro chi si potrà rivelare più utile che gravoso?
Sul mercato c’è gente che ha vestito persino l’azzurro della Nazionale, anche in tempi abbastanza recenti; gente che passa più tempo nell’elenco degli infortunati che in quello dei panchinari e sono calciatori con contratti importanti e trovar loro una diversa collocazione mica è facile, specie guardando i loro rendimenti degli ultimi mesi, o magari …. stagioni.

Molti resistono sino a fine contratto, imperterriti, tanto lo stipendio lo incassano, ma prima o poi la pacchia finisce e a gennaio, tempo di mercato, è sempre più pingue la lista di chi si è svincolato ed ancora è alla ricerca di un nuovo approdo, che certo non si chiama Real, Bayern, Milan ….

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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