Il passo è breve, anche quando in mezzo ci sono vaffa, insulti all’arbitro (non solo agli avversari) ed altri comportamenti, dentro e fuori il campo, che ci si chiede cosa centrino con il gioco.

Va bene la tensione durante una partita, quella c’è quando si gioca scapoli-ammogliati, figurarsi quando in ballo ci sono milioni; però bisognerebbe sempre ricordarsi che ci sono limiti comportamentali da seguire, per chiunque.
Potrei testimoniare di un notissimo personaggio, figura di spicco di un settore delicatissimo, che visto allo stadio si trasfigura, inveisce, sbraita, insulta, come e più di un ultras qualsiasi; davvero se non lo si conosce sotto la veste del tifoso, se non lo si è avuto vicino di poltrona, potrei essere preso per matto rispetto a ciò che dico.

Quindi meglio lasciare i falsi moralismi a chi ancora si stupisce di quanto avviene negli stadi e, ripeto, in tribuna vip e nei palchi dedicati ai dirigenti, qualunque sia la Società, anzi, spesso più sono blasonate e più imperano arroganza e maleducazione.

Negli ultimi giorni le polemiche si sono sprecate, e tralascio gli episodi relativi a tamponi e Covid, perché fanno parte di un malcostume diffuso, pastette che andrebbero punite con severità ed ancor più con celerità che il mondo del calcio non conosce, volutamente, salvo che ne siano coinvolte figure a cui si può anche comminare l’ergastolo senza battere ciglio.

Il caos relativo allo scontro Ibra-Lukaku, naturalmente senza ancora nessun provvedimento SERIO comminato, pare aver dato il via a faide e ripicche tra dirigenti, allenatori, calciatori, con provocazioni, risposte non solo verbali, corse giù dai gradoni delle tribune per urlare epiteti davvero indegni di nessun mondo serio, ma neppure di quello del pallone, che di serio non ha più manco le porte.

La cosa bella è che poi c’è chi prende le parti per difendere questo o quello, a seconda di quale bandiera si sventoli, magari ricordando tutta la serie di sequele invereconde successe negli anni, quasi a giustificare chi si lascia andare alzando il dito medio o “blandisce” l’odiato avversario a colpi di vaffan….o e co….ne, come fossero complimenti!

C’era una volta “lo stile”, sostituito oggi da gentilissimi e simpatici dirigenti che in tribuna se la prendono con l’arbitro e con gli avversari di turno, in un mondo dove per altro potrebbe capitare di andare a lavorare per quelli appena seppelliti sotto una valanga di m…a! Fa parte del gioco anche quello? Sarà, ma dirigenti, allenatori, calciatori, vengono pagati profumatamente anche per comportarsi in modo degno, o non è così?

Da lì alle croci di Gubbio il passo è assai breve, e pensare che proprio nelle vicinanze il buon San Francesco aveva ammansito il famoso lupo, mangiatore di uomini ed animali, e quanto servirebbe oggi il “poverello” lo sappiamo bene, pur se la convinzione è che sia più facile farsi ascoltare e veder rinsavire un lupo che qualche bel politico …. presidente di calcio, o …. pennaiolo.

Fatto sta che a Gubbio la divergenza di vedute tra dirigenti ha creato due parti contrapposte ed una faida sfociata in questi giorni in cinque croci issate ai margini di uno svincolo stradale all’ingresso della cittadina; roba da ricordare antichi romani ed una lunga fila di croci ai lati della strada, quelle sì con le persone appese sopra dopo una delle tante ribellioni di schiavi, gladiatori, cristiani, ma solo perché a pallone ancora non si giocava.

Oggi invece si tratta solo di questioni calcistiche, prese di posizione e comportamenti quali la decisione di un Presidente di imporre il silenzio stampa, evidentemente mal digerito da qualcuno, dipendente della Società, che la pensa diversamente, con il tutto che si trasforma in una guerra assurda.

Ed anche in questo caso c’è chi ci mette becco, anzi penna, in maniera ancor più assurda ed arrogante, gettando benzina sul fuoco, come se ce ne fosse bisogno!

Le singole società appartengono alla collettività? Bene, allora facciamo come a Barcellona e Madrid, dove i tifosi diventano soci, dicendogli però che in questo caso i soldi da tirare fuori non sono SOLO quelli dell’abbonamento (o in molti casi italici, manco quelli), perché altrimenti serve uno “scemo” che spenda per il godimento altrui, ma se ne stia in un angolo, o come scrive il sagace collega, abbia influenza solo nel proprio giardino!
Applausi!!!

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Tuttocampo

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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