Le curve e i tifosi hanno spesso fatto notizia nella storia dei derby, sia per il colore e la straordinaria partecipazione – i più bei derby nazionali sotto questo punto di vista – o viceversa per manifestazioni d’inciviltà e violenza.

Stavolta siamo all’opposto le curve fanno notizia per la loro assenza, per le file di posti che i tifosi hanno lasciato vuoti. Ovviamente parliamo di Roma, la stracittadina che mette di fronte le squadre di Lazio e Roma, le due principali società della capitale. La sfida, detta anche derby capitolino, con riferimento alla cupola di San Pietro, costituisce uno dei derby più accesi d’Italia, a causa della forte rivalità (anche a livello socio-politico) che intercorre tra le rispettive tifoserie.
È sottinteso che chi vuole protestare e non vuole andare allo stadio è padronissimo, si spera però che chi vuole entrare possa farlo altrettanto liberamente e che la democratica protesta non sia gestita dai soliti capobastone.

Per la prima volta abbiamo assistito a uno Stato che alla legge della curva ha risposto con fermezza, tramite il prefetto della capitale Franco Gabrielli, “neanche mezzo passo indietro”. Allo stesso hanno risposto gli ultras delle due curve “o lui o noi”. Per la prima volta, almeno a Roma, lo Stato ha deciso di entrare in curva, applicare le sue regole, le sue divisioni, annunciando che la radicalizzazione dello scontro porterà a curve vuote per sempre, se serve.

Non accetterà più che in settori, dove devono stare 8.000 persone ce ne stiano 12.000. Non accetterà che si impieghino 1700 agenti per il servizio di sicurezza di una partita, con costi insopportabili e immorali per tutta la società civile. Non solo, ha bacchettato i club che hanno ceduto il passo al ricatto e che tramite la solita “telefonata” hanno cercato di far ammorbidire le misure adottate. Non è bello un derby con le curve vuote ma sono altrettanto orrendi i derby, dove si calpesta la civiltà. E ormai ne abbiamo contati troppi.

Forse, finalmente, qualcosa si sta muovendo. Di contro le voci che abbiamo raccolto negli ambienti degli ultras romanisti e laziali, all’indomani della giornata passata con le due curve vuote – senza che vi fosse stata nessuna protesta fuori dallo stadio – sono il dispiacere condiviso che domenica la partita di cartello tra Roma e Lazio si sia giocata in un silenzio irreale e davanti a pochissimi spettatori, per colpa, a dir loro, di un provvedimento prefettizio che lo stesso tribunale ha definito “discriminatorio e immotivatamente punitivo”. Confidiamo che la scelta effettuata con senso di responsabilità da parte di chi rappresenta lo Stato nella capitale non rimanga un episodio isolato, ma serva ad aumentare la sicurezza nelle curve.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Marco Iorio

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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