Paradisi caraibici, spiagge da sogno, panorami mozzafiato, escursioni a cavallo tra le piantagioni di tabacco e quelle di caffè, aragoste pescate cotte e mangiate in riva al mare, cocktail a base di rum e mojito sotto palme che diventano ombrelloni naturali; e poi gite in taxi passando per strade piene di colore e di vita, di musica e di voci, di balli e di bimbi che giocano a baseball mentre i padri sono occupati ad aggiustare una macchina anni cinquanta col motore guasto, ancora fumante.

Questo, e molto di più, è quello che ti aspetta se deciderai di partire per un viaggio da catalogo con destinazione Cuba: L’Avana con il suo fascino ritmico e ritmato, Cayo Largo con le sue spiagge, Varadero con le sue riserve ecologiche, Trinidad con le sue viuzze acciottolate e le case color pastello ti accoglieranno, insieme alla loro gente.

Sarà allora, dall’incontro con le persone, che potrai iniziare il vero viaggio, quello nella cultura, nelle abitudini, nelle tradizioni, nelle difficoltà, che nei Cubani hanno i colori della speranza, della fratellanza, della genuinità, della disponibilità, della solarità, dell’allegria, e il suono di quella musica che ad orecchie superficiali sa di allegria, mentre a cuori attenti trasmette tutta la loro straziante malinconia. Quello che si nasconde dietro i sorrisi di questa gente, ogni qual volta un turista offre una semplice caramella, è lo stremo di chi vive da anni nella miseria, senza però perdere mai la speranza che un giorno la situazione possa cambiare. Quella che segna i loro volti è l’umiliazione subita da quella generazione di genitori che negli anni ’60 si sono visti strappare i figli, quattordicimila bambini consegnati a organizzazioni di carità che celavano abusi gravissimi e che hanno scritto una delle pagine più difficili della storia cubana

Quello che si vede nei loro occhi, è il ricordo di quella volta, quando Papa Giovanni Paolo II diede loro speranza, gridando a gran voce alla folla: “Il Papa abbraccia con il cuore e la sua parola di incoraggiamento tutti coloro che subiscono l’ingiustizia”.

Quella che si legge nelle loro mani è la difficoltà di dover essere costretti a stipendi e pensioni da fame e di dover acquistare cibo e beni di prima necessità al mercato parallelo, magari su presentazione della libreta de racionamento. È per colpa della miseria, non della rivoluzione che molti vogliono scappare: e allora guardiamole con occhi diversi, quelle giovani donne che in una notte di sesso a pagamento nascondono il desiderio di una vita nuova, il sogno o l’illusione di una vita più facile, consapevoli che il matrimonio sarebbe solo una via di fuga cui anelare; perché anche le notizie subiscono una specie di embargo, e il mondo che viene fatto vedere loro è diverso da quello reale.

A cura di Sara Patron – Foto Getty

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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