“E’ l’incontro tra la componente laica e quella togata, previsto dalla Costituzione, che nella mia esperienza personale ha esaltato l’incontro tra magistratura e politica. Ho fatto parte di questo sistema condividendone pregi e difetti, dei quali però non posso assumermi da solo tutte le responsabilità”.

Lo scrive Luca Palamara, coinvolto nell’inchiesta di Perugia sulle toghe, nella sua memoria difensiva presentata alla sezione disciplinare del Csm chiamata a decidere sulla sua sospensione. “Errori sicuramente ne sono stati commessi”, aggiunge.

L’ex presidente dell’Anm ha ricusato anche Piercamillo Davigo, un altro dei giudici disciplinari, dopo Sebastiano Ardita, per essersi già pronunciato in maniera dura sulla vicenda. L’udienza è stata rinviata al prossimo 9 luglio.

Le cene e l’autonomia – “E’ vero ho partecipato a cene e a incontri in occasione delle nomine ed anche in occasione della futura ed imminente nomina del Procuratore di Roma. Ma l’autonomia della scelta del Csm mai e poi mai l’avrei messa in discussione”, afferma Luca Palamara nella memoria difensiva. “Mi viene contestato che questi momenti sono stati occasioni ‘per pianificare le strategie e per ledere le prerogative dei singoli consiglieri’. Per me invece sono stati da sempre, cioè dal 2007, solo momenti di libera espressione di idee e di opinioni che tali sarebbero rimaste e che in alcun modo avrebbero potuto ledere l’autonomia del plenum, unico organo sovrano ad effettuare le scelte”.

Estraneo a interferenze – “Io mi protesto formalmente estraneo a qualsiasi forma di interferenza poiché altrimenti dovrei essere accusato di averlo fatto anche per la nomina dei più importanti uffici giudiziari del nostro Paese, nei periodi professionali della mia vita in cui non ho direttamente ricoperto la carica di componente del Csm”.ha scritto ancora il pm Luca Palamara. “In virtù dei ruoli ricoperti ho sempre intrattenuto rapporti non solo all’interno della magistratura ma anche con esponenti della politica e delle istituzioni”.

La nomina del Procuratore di Roma – “Nella richiesta di sospensione del ministro si afferma che avrei ‘illecitamente interferito nella nomina del Procuratore di Roma’. E’ una contestazione che mi addolora profondamente”.

Corsa sfrenata al carrierismo – “Ho fatto parte di questo sistema condividendone i pregi unitamente alla piena consapevolezza dei difetti, dell’esistenza dei quali però non posso assumermi da solo tutte le responsabilità. Nella consiliatura dal 2014 al 2018 rivendico con orgoglio di aver contribuito alla nomina di importanti e valorosi magistrati negli uffici giudiziari più importanti del Paese”, si legge ancora nel documento. “Errori sicuramente ne sono stati commessi, su questo ha sicuramente inciso la sfrenata corsa al carrierismo conseguente all’abolizione del criterio della anzianità e all’abbassamento dell’età pensionabile a 70 anni nonché la gerarchizzazione degli uffici requirenti che ha aumentato ruolo e poteri del procuratore della Repubblica anche nel rapporto con la polizia giudiziaria”. Ero amico di Centofanti “Non ho mai barattato la mia funzione. Mai ho ricevuto soldi, mai ho ricevuto regali. Non posso rinnegare però un rapporto di amicizia con Centofanti ben risalente ai fatti oggetto di contestazione e maturato anche con frequentazioni istituzionali”.

Mai fatto dossier contro Ielo – “Non ho mai costruito dossier su Paolo Ielo e mai lo avrei fatto”, ha scritto Palamara. “Su questo punto la mia difesa è in grado di dimostrare che tanto la questione dell’esposto, presentato autonomamente dal dottor Fava, quanto la cosiddetta ‘vicenda Condotte’ si riferiscono, con tutta evidenza, a fatti diversi e temporalmente distanti di un anno rispetto all’indagine che la Procura di Perugia conduce sul sottoscritto”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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