La bufera non si placa. Il procuratore di Milano, Francesco Greco, in base a quanto si apprende, è parte offesa nel procedimento che vede indagata a Roma per calunnia Marcella Contrafatto – l’impiegata del Csm che ha lavorato nella segreteria di Piercamillo Davigo – ora sospesa per avere diffuso verbali secretati di interrogatori resi ai pm di Milano dall’avvocato Piero Amara.

Il nome di Greco comparerebbe nella lettera allegata ai plichi secretati inviati nei mesi scorsi ai giornali.

Greco è stato ricevuto nel pomeriggio nell’ufficio del procuratore capo di Roma, Michele Prestipino.

La difesa di Greco Greco, che ha depositato una relazione alla Pg milanese Francesca Nanni sul caso dei verbali resi tra dicembre 2019 e gennaio 2020 dall’avvocato Piero Amara, dichiara che non ci fu alcuna inerzia nelle indagini, come invece sostenuto dal pm Paolo Storari, il quale per “autotutelarsi”, a suo dire, li consegnò nell’aprile 2020 all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo. Greco, a quanto si è saputo, sostiene che gli accertamenti su quelle dichiarazioni, che facevano riferimento alla presunta loggia segreta Ungheria, vennero fatti, ma con prudenza e cautela. I primi tre nomi, Amara, il suo ex collaboratore Alessandro Ferraro e il suo ex socio Giuseppe Calafiore, vennero iscritti per associazione segreta nel maggio 2020. Mentre Storari avrebbe voluto iscrivere subito, mesi prima, almeno 6 persone per fare tabulati e intercettazioni.

E, secondo la ricostruzione di Greco, fu il pm a danneggiare le indagini facendo uscire, mettendole in mano a Davigo, quelle carte secretate, all’insaputa dei vertici dell’ufficio. Dopo le tre iscrizioni il procuratore aveva coinvolto anche l’aggiunto e responsabile dell’anticorruzione Maurizio Romanelli: gli ha girato le carte, verbali della ‘discordia’ compresi, affinché li leggesse in quanto l’intenzione era potenziare il pool di pm che si occupava del caso. Poi, in una riunione a settembre si decise di trasmettere gli atti alla Procura di Perugia (dove arrivarono materialmente a gennaio scorso), perché l’ex legale esterno dell’Eni tirava in ballo diversi magistrati romani.

In quel periodo ci fu anche un interrogatorio congiunto di Amara da parte dei pm milanesi e perugini. Storari, che era titolare, assieme all’aggiunto Laura Pedio, dell’inchiesta sul ‘falso complotto Eni’ in cui Amara è indagato e nella quale vennero raccolti quei verbali, l’8 aprile scorso informò Greco del fatto che aveva consegnato le carte a Davigo un anno prima. E ciò perché il pm solo in quel periodo seppe che la Procura romana stava indagando sull’ex segretaria di Davigo per la diffusione di quelle carte secretate. Storari si spogliò dei fascicoli sul ‘falso complotto’ e di quello sulla rivelazione del segreto d’ufficio, che poi andò a Roma.

Nel frattempo, Greco e Storari nelle scorse settimane erano stati anche protagonisti di un diverbio nella chat interna della Procura, dopo che nel processo sul caso Eni-Nigeria, su cui la Procura puntava molto, erano arrivate tutte assoluzioni, a metà marzo. Sia Amara che l’ex manager Eni e imputato Vincenzo Armanna sono stati molto ‘valorizzati’ dai pm del caso Nigeria, tra cui l’aggiunto Fabio De Pasquale, mentre Storari aveva una diversa linea nelle indagini e valutò anche profili di calunnia nelle loro dichiarazioni. Sulla conduzione dell’inchiesta entrò in contrasto anche con l’aggiunto Pedio, oltre che con Greco. Domani, a Roma, sarà sentito Storari Accompagnato dal difensore, l’avvocato Paolo della Sala, il magistrato è intenzionato a rispondere (salvo sorprese) alle domande e a chiarire una vicenda che sta creando più di un malumore all’interno del Palazzo di giustizia milanese.

Storari è pronto a dimostrare, e-mail alla mano, che l’attività della procura non sarebbe stata celere e che le sue richieste di indagini sarebbero state ignorate dal procuratore Francesco Greco. Storari spiegherà perché ha ritenuto, come unica strada percorribile per non pregiudicare le indagini, rivolgersi a Davigo e consegnargli copia – in formato word e senza firma – dei verbali secretati. Verbali arrivati poi in forma anonima sulle scrivanie di alcuni giornali, questione che riguarda la ex segretaria di Davigo (sospesa e indagata per calunnia) e in cui Storari non ha nessun ruolo.

La conferma da parte di Storari di quanto detto da Davigo, ossia che la consegna dei verbali secretati sia avvenuta a Milano, potrebbe comportare il trasferimento per competenza territoriale del fascicolo sulla rivelazione del segreto d’ufficio a Brescia, procura competente sulle toghe meneghine. Nella Capitale resterebbe solo l’inchiesta legata alla calunnia, nei confronti dei vertici della procura di Milano.

A cura di Stefano Severini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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