Il virologo Andrea Crisanti spiega i possibili scenari dell’emergenza coronavirus nei prossimi mesi e come fare fronte ai nuovi focolai importati.

Andrea Crisanti suggerisce di predisporre test e tamponi per tutti i voli in arrivo dall’estero, come è stato deciso dalla Regione Lazio per i voli provenienti da Dacca, in Bangladesh, dopo che 39 passeggeri sono risultati positivi al coronavirus. Il virologo dell’Università di Padova ha spiegato in un’intervista a Il Messaggero che si tratterebbe di “un passo nella direzione giusta” se fatto con buona “capacità operativa”.

“Sono misure che funzionano, sono state applicate con un certo successo sia in Nuova Zelanda che in Australia. Ma chiaramente serve la logistica, bisogna vedere quanti passeggeri ogni giorno vengono tracciati. Occorre poi fare delle stime“, ha spiegato l’esperto.

Per mettere in pratica il monitoraggio dei positivi provenienti dall’estero “bisognerebbe vedere l’entità del problema, cioè quante sono le persone che arrivano, e capire se siamo in grado di tracciare anche quelle che sono state in scali intermedi. Servirebbe dotare le frontiere della possibilità di accesso al codice di prenotazione che permette di identificare il tragitto“.

“Sarebbe stato meglio” pensarci prima, secondo Andrea Crisanti. “Ma sono contento perché sono mesi che sto dicendo che va fatta questa misura. Teoricamente saremmo ancora in tempo, diciamo che siamo all’ultimo momento giusto”.

Riguardo i nuovi focolai, l’esperto ha spiegato a Il Messaggero che “sono normali. Già all’inizio di aprile avevo detto che l’epidemia sarà costellata da tanti focolai e che bisogna avere la capacità di isolarli e controllarli. A questo punto aggiungo che probabilmente a ottobre e novembre saranno sicuramente più frequenti e di dimensioni maggiori“.

“La differenza tra focolai e seconda ondata si basa tutta sulla nostra capacità di reazione, sulla tempestività con la quale vengono identificati e sulle procedure che verranno applicate. La differenza sta tutta lì. Paradossalmente dipende da noi”, ha sottolineato Andrea Crisanti.

“È difficile da dire” se siano più pericolosi i casi locali o importati dall’estero. “Sicuramente il coronavirus circola ancora, e a un certo punto si confonde tutto. L’Italia sta in una bolla, il virus ormai sta in tutto il mondo, domenica ci sono stati più di 200mila nuovi casi, siamo in piena pandemia“.

Rispetto ai rischi, “è stato sottovalutato l’impatto dell’importazione di nuovi casi. La maggior parte dei focolai sono tutti di importazione, e sicuramente non è stato forse valutato a pieno quello che sta succedendo negli altri Paesi come Israele, o anche la stessa Spagna”.

Sulla proposta di applicare il trattamento sanitario obbligatorio alle persone affette da Sars-Cov-2, Andrea Crisanti ha spiegato che “il tso esiste soltanto per le malattie psichiatriche, perché si presume che la persona in quel momento non sia in grado di decidere qual è il suo bene e poi perché potenzialmente può arrecare danni a terzi, e comunque è un caso estremo. Poi creerebbe un precedente interessante”.

“Bisognerebbe circoscriverlo soltanto in caso di interesse di sanità pubblica. È una questione molto complessa. E poi se noi prendiamo una persona per fargli un tso, dobbiamo dargli una cura che funziona. E al momento non esistono terapie efficaci per Covid. Quindi non sarebbe più un tso ma una detenzione sanitaria. Serve uno strumento straordinario, legato solo all’epidemia. E poi noi l’epidemia finora l’abbiamo controllata senza il tso”, ha sottolineato l’esperto nell’intervista al Messaggero.

“È un argomento giuridico complesso. Per me ogni caso è un caso di troppo. Sicuramente quella persona va messa nelle condizioni di non trasmettere il coronavirus”. Per il virologo dovrebbero essere usate altre misure di contenimento del contagio. “Il comportamento individuale è importante, e poi non bisogna dare messaggi incoerenti. Per esempio, dire che il virus è clinicamente morto. Non si è mai sentito dal punto di vista scientifico“.

I tamponi rilevano una presenza bassa di Rna, ma si tratta di una nozione solo “statisticamente” corretta, “significa che c’è meno virus”. Per Andrea Crisanti questo non si traduce in una minore gravità della malattia. “Per ora siamo fortunati, stiamo ancora beneficiando del lockdown e di condizioni climatiche favorevoli, e ancora molte persone stanno attente. Il sistema in questo momento è sotto test lieve e sta rispondendo abbastanza bene. Ma cosa sappiamo di quello che succederà tra un mese o due?”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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