Lo scienziato Brian Helmuth della Northeastern University aveva avuto un’idea geniale per monitorare i mutamenti climatici negli oceani del Pianeta: delle cozze-robot “infiltrate” in autentici banchi di cozze marine.
Obiettivo dello “spionaggio” era quello di raccogliere informazioni riguardo all’impatto che il cambiamento climatico ha sulla biodiversità. Questi robottini hanno monitorato i mari negli ultimi 18 anni hanno registrato costantemente le temperature attraverso micro sensori.
Helmut, insieme ad un’altra cinquantina di scienziati, hanno esaminato le registrazioni effettuate dai robot, relativi alla temperatura dell’aria o dell’acqua esterna e i dati sulle radiazioni solari assorbite: attraverso un dettagliato database che copre un arco di quasi due decenni “è possibile individuare aree con un riscaldamento insolito, intervenire per limitare i danni agli ecosistemi marini, sviluppare strategie per prevenire l’estinzione di determinate specie, correre ai ripari in caso di erosione e acidificazione delle acque”.
Incollato alla roccia tra un banco di cozze, il robot “consente di collegare le nostre osservazioni sul campo con l’impatto fisiologico del cambiamento climatico su questi animali ecologicamente ed economicamente importanti”, ha affermato Helmuth. Le cozze, ha spiegato ancora il ricercatore, “agiscono come un barometro del cambiamento climatico, perché per prosperare fanno affidamento su fonti esterne di calore come la temperatura dell’aria e l’esposizione al sole. I dati raccolti ci dicono quando e dove cercare gli effetti del cambiamento climatico”.