Dall’inizio del 2022 in carcere dieci persone si sono tolte la vita, 4 sono i decessi per cause da accertare. I numeri li ha dati a Rainews.it Mauro Palma, Garante nazionale dei Diritti delle Persone Private della Libertà. “Il suicidio di ieri – dice Palma- è quello di una ragazza di 29 anni che si è impiccata poche ore dopo l’ingresso nel carcere di Messina”. Resta invece da accertare, spiega, la morte del detenuto tunisino di 33 anni, nella casa circondariale di San Quirico a Monza. Dalle prime ricostruzioni il detenuto avrebbe inalato il gas della bomboletta di un fornelletto da campeggio. La Procura ha aperto un’inchiesta e chiesto ha l’autopsia. Dubbi su quello che è stato definito nelle agenzie “suicidio” li ha anche la direttrice Maria Pitaniello parlando all’Agi: “Non mi sento di affermare che si sia trattato di un suicidio, la magistratura farà in ogni caso chiarezza“. Se gli accertamenti verificheranno che l’uomo si sia tolto veramente la vita, allora sarebbe il secondo dall’inizio dell’anno in questo carcere e il quarto nel giro di pochi mesi, a partire dal 30 ottobre a oggi.

Il carcere è un non luogo, qualcosa che esiste ma non si vede, che non tocca chi è fuori dalle mura. La vita in carcere, con la pandemia, ha perso la “vitalità”. “Le restrizioni per il Covid – racconta Mauro Palmahanno azzerato le attività dei volontari, i lavori teatrali fino all’incontro con i parenti. Questa è la vitalità che si è persa”. Accanto ai suicidi ci sono gli atti di autolesionismo.

“I numeri – spiega – sono altissimi circa un centinaio”. Cosa raccontano questi atti? Raccontano la richiesta di attenzione, raccontano la difficoltà di comunicare perché ci sono persone che non conoscono l’italiano o un’altra lingua. Raccontano di persone che improvvisamente vengono catapultate in una cella e non riescono a comunicare.

Una realtà che pressa anche gli Agenti della Polizia Penitenziaria perché, se ci si ferma a pensare, sono uomini che chiudono a chiave altri uomini. Anche qui il Covid ha ridotto l’organico con conseguenze sulla sicurezza per tutti. “Non si scarica sugli operatori – ha detto Domenico Benemia, segretario del sindacato di Polizia penitenziaria Uilpa – il male del sistema, c’è un allarme, tra suicidi e aggressioni, che non può più essere ignorato”. “Ci vuole più personale – conclude – che permetterebbe maggiori controlli”.

“In Italia – dice Mauro Palma – i posti regolari nelle carceri sono 48mila rispetto ad una popolazione di circa 53mila persone. In tempo di Covid è una situazione che permette strette misure di manovra. È difficile garantire la regola di un detenuto in 9 metri quadrati o di 2 in 15 metri”. “La politica – conclude Palma – deve ripensare il carcere attraverso la sicurezza”. Un luogo che diventa sempre più un’assenza affollata.

A cura di Elisabetta Turci – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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