Una nuova seria speranza per i pazienti sottoposti all’infezione polmonare da coronavirus, dunque, che arriva ufficialmente dall’università di Tokyo, dove è terminato positivamente uno studio circa gli effetti positivi del Nafamostat mesilato.

Noto per avere proprietà anticancro ed antivirali, il farmaco rientra nel gruppo dei cosiddetti inibitori della proteasi, che agiscono sugli enzimi coinvolti nella produzione delle proteine. Per tale ragione, infatti, questi medicinali vengono utilizzati con ottimi risultati per contrastare numerose infezioni di tipo virale, fra cui l’epatite C. Da qui, dunque, l’idea di aggiungere il Nafamostat mesilato alla rosa di medicinali impiegati per curare i pazienti affetti da coronavirus.

Dal momento che una delle caratteristiche del medicinale è proprio quella di impedire la fusione dell’involucro del virus con le membrane cellulari dell’ospite, il suo utilizzo eviterebbe di fatto l’invasione del virus all’interno del corpo umano. Su questi dati, dunque, si è basato lo studio degli scienziati Jun-ichiro Inoue e Mizuki Yamamoto del centro di ricerca per le malattie infettive asiatiche dell’Istituto di Scienze Mediche dell’università di Tokyo. Entrambi hanno dichiarato di ritenere il farmaco sicuro ed un valido alleato nella lotta al Covid-19.

Dello stesso avviso un gruppo internazionale di ricercatori a cui fanno capo i biologi dell’Infection Biology Unit German Primate Center del Leibniz Institute for Primate Research. Collaborando con i colleghi dell’università di Berlino, dell’università di Gottinga, dell’Università Sechenov di Mosca, gli studiosi hanno studiato il meccanismo tramite il quale il Coronavirus riesce a penetrare all’interno delle cellule umane, cercando un modo per arrestare il processo. “I nostri risultati mostrano che SARS-CoV-2 ha bisogno della proteasi TMPRSS2, che è presente nel corpo umano, per entrare nelle cellule”, ha spiegato Stefan Pöhlmann, capo dell’unità di biologia, come riportato sul sito del “German Primate Center”. “Abbiamo testato SARS-CoV-2 isolato da un paziente e abbiamo scoperto che il Camostat mesilato blocca l’ingresso del virus nelle cellule polmonari”, ha aggiunto Markus Hoffmann, autore della ricerca.

Negli studi di laboratorio, è stato dimostrato come il farmaco riesca ad impedire il collegamento fra la proteina Spike (S), presente sullo strato lipidico che avvolge il Coronavirus, ed il recettore ACE2 presente sulle cellule umane. Se non avviene la fusione, il virus non potrà infettare la cellula e quindi replicarsi.

Somministrato per via endovenosa, il Nafamostat mesilato potrebbe essere utilizzato in combinazione col Camostat mesilato (assunto oralmente) o con altri farmaci antivirali. Gli studiosi giapponesi sono ottimisti ed attendono i risultati della sperimentazione sull’uomo, che verrà condotta questo mese dall’ateneo di Tokyo.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui