Sono 500 mila i posti di lavoro a rischio a causa dei rincari dei costi della energia elettrica.
L’allarme arriva dalla Cgia – Associazione Artigiani e piccole imprese – di Mestre.

Nei prossimi mesi, con variazioni annue delle tariffe che in alcuni comparti rischiano di raggiungere il +250 per cento, molte aziende del vetro, della carta e della ceramica, ma anche del cemento, della plastica e della produzione dei laterizi potrebbero essere costrette a fermare la produzione, perché non in grado di far fronte all’aumento esponenziale di questi costi fissi.
Toccati anche i settori della meccanica pesante, dell’alimentazione e della chimica.

Secondo una stima realizzata dall’Ufficio studi della CGIA sono quasi 1,8 milioni i lavoratori presenti in Italia nei settori caratterizzati da un alto consumo energetico. Di questi 1,8 milioni di addetti, poco meno del 30 per cento, in termini assoluti attorno alle 500 mila unità, potrebbe essere costretto a rimanere temporaneamente a casa a causa del fermo produzione imposto dall’impennata dei costi energetici.

I lavoratori di realtà come quella della industria alimentare e tessile, chimica, ma anche della fabbricazione di carta e della industria metallurgica andranno quasi certamente in grande sofferenza in breve tempo.

A soffrire più di tutti saranno poi i marchi Made in Italy: l’esplosione dei prezzi colpirà indistintamente tutte le attività ma quelle a marchio italiano rischieranno maggiormente.

Si parla, puntualizza la Cgia, di settori che in questo momento stanno dando un contributo fondamentale alla ripresa economica del Paese, con livelli di vendite all’estero mai toccati in precedenza.

Le ragioni alla base dell’impennata dei prezzi sono diverse, ma il focus della Cgia si concentra su due in particolare: in primo luogo c’è il tema dell’acquisto delle quote di emissione di CO2 (il cui prezzo è quadruplicato negli ultimi mesi e, per almeno il 40 per cento, si sta scaricando sul costo dell’energia). In seconda battuta, la fallimentare politica di approvvigionamento del gas naturale che ha mostrato molti limiti – sottolinea – facendo schizzare i prezzi di oltre sei volte rispetto ai primi mesi di quest’anno.

Non sono poche le realtà territoriali che dovranno fare i conti con i prossimi aumenti, con il risultato che per molte aziende sarà più conveniente spegnere i macchinari, si spera temporaneamente, che tenere gli impianti accesi.

Tra i distretti più da tutelare individuati dalla Cgia, quello Cartario di Lucca-Capannori, le Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova; i Metalli di Brescia-Lumezzane; il settore Metalmeccanico del basso mantovano e di Lecco; le piastrelle di Sassuolo; la Termomeccanica di Padova e il Vetro di Murano.

A cura di Renato Lolli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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