I centri di ricerca medica e scientifica italiani dimostrano di essere sempre in prima linea nella lotta al COVID-19. Oltre al vaccino sviluppato a Pomezia e in fase di test a Oxford, infatti, ne esiste anche un altro realizzato nei laboratori dell’ospedale romano “Lazzaro Spallanzani”.

E, anche in questo caso, i risultati della sperimentazione in laboratorio sono più che positivi, tanto che la fase dei test clinici potrebbe iniziare a breve. La rivelazione arriva dal Direttore Sanitario dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive nel corso della quotidiana conferenza stampa dedicata al bollettino del centro medico romano. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il dottor Francesco Vaia ha confermato i progressi del vaccino anti-Coronavirus italiano, che potrebbe essere ben presto testato anche su persone in carne e ossa.

Quando sarà pronto il vaccino anti-COVID dello Spallanzani
La strada verso il vaccino italiano contro il Coronavirus sembra essere spianata. Le dichiarazioni del direttore sanitario dell’INMI “Spallanzani” sono infatti abbastanza eloquenti: “Procedendo con questi ritmi sarà possibile avviare da luglio le prime sperimentazioni sull’uomo“.

Affinché ciò sia possibile, all’interno dei padiglioni dello Spallanzani è in fase di allestimento un’area dedicata esclusivamente alla sperimentazione del vaccino. Attualmente nel nosocomio romano sono ricoverati meno di 100 pazienti COVID-19 ed è dunque possibile riconvertire alcune aree ad altra destinazione. Una di queste, per l’appunto, servirà a somministrare il vaccino ai volontari sani nel rispetto di tutte le garanzie di sicurezza.

Se tutto dovesse andare come previsto, il vaccino dello Spallanzani potrebbe essere utilizzato già da inizio 2021, così da immunizzare le fasce più a rischio della popolazione ed evitare che una seconda ondata della pandemia provochi ancora più danni economici e sociali.

Chi ha lavorato allo sviluppo del vaccino anti-COVID dello Spallanzani
Secondo alcune informazioni, il vaccino che verrà sperimentato allo Spallanzani è stato sviluppato da RaiThera, azienda biotecnologica con sede a Castel Romano, in collaborazione con diversi istituti di ricerca. Il comitato scientifico è stato invece coordinato dallo Spallanzani, che ha ricevuto fondi per un totale di 8 milioni di euro per finanziare la ricerca. Di questi, 5 milioni sono stati donati dalla Regione Lazio, mentre 3 milioni di euro arrivano dai fondi del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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