Continuano e si allargano le restrizioni che dovrebbero rimanere in vigore fino al 3 aprile. Riguarderanno tutta la Lombardia e undici province di Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Da tutte queste zone gli ingressi e le uscite saranno consentiti soltanto per “motivi gravi e indifferibili”.

Di fatto non esistono più “zone rosse” ma “zone di sicurezza” in cui saranno in vigore limitazioni ferree.

Ora è diventato fondamentale seguire le raccomandazioni per rallentare il diffondersi del Covid-19″, ha spiegato il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, invitando tutti quanti a “un momento di responsabilità”. “Altrimenti – ha detto – mettiamo a rischio soprattutto la parte più fragile della nostra comunità. Non pensiamo che siamo lontani o che non ci riguardi: il problema c’è ed è grave. Bisogna avere grande attenzione”.

A fronte di questa emergenza, che rischia seriamente di diventare ingestibile, il governo Conte ha messo a punto un nuovo decreto per cercare di arginare la diffusione dell’epidemia. Nel primo articolo della bozza, che dovrebbe essere varato questa sera, il governo vieta “in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita” dalla Lombardia e da altre unidici province (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria), nonché gli spostamenti all’interno degli stessi territori ad eccezione di quelli “motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza”.

In Lombardia e nelle 11 province individuate saranno chiuse le scuole, i musei, le palestre, i centri sportivi, le piscine, i centri benessere, i centri termali e gli impianti sciistici e saranno sospesi tutti i concorsi pubblici (ad eccezione di quelli per il personale sanitario, per l’abilitazione della professione di medico chirurgo e per la protezione civile). Verranno, inoltre, “sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina” e “tutte le manifestazioni (…) di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso”.

Anche l’apertura dei luoghi di culto dovrà essere strettamente condizionata all’adozione di “misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro”. Le stesse restrizioni dovranno essere rispettate anche dai gestori di bar e ristoranti qualora vogliano tenere il proprio esercizio aperto. In caso di violazione verranno sanzionati con la sospensione dell’attività.

Nei negozi, invece, dovrà essere garantito “un accesso (…) con modalità contingentate o comunque idonee a evitare assembramenti di persone”. Qualora non fossero in grado di garantirlo, dovranno tenere chiusa la struttura. E ancora: nei giorni festivi e prefestivi daranno chiusi “le medie e grandi strutture di vendita, nonché gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati”.

Il direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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