Le forze dell’ordine sono compatte per combattere i reati o c’è rivalità nell’Arma dei Carabinieri – Polizia di Stato – Guardia di Finanza. 

Nessuno vuole affrontare il problema della “rivalità” che ahimè esiste nel nostro Paese tra le varie forze di polizia. Problema che è diventato un vero e proprio tabù su cui nessuno può o vuole davvero confrontarsi. Tutto parte dalla mancanza di un reale coordinamento tra le forze dell’ordine che, come risaputo, non sempre porta a un positivo risultato finale.

Non che siano mancati i tentativi: a volte innovativi e concreti, altri poco coraggiosi e di facciata. C’è chi dice che la pluralità tra le forze di polizia è un bene prezioso nella nostra democrazia. C’è chi dice che più siamo e meglio stiamo.
C’è chi dice infine, non così chiaramente, che è bene che ci siano più forze di polizia, così l’una può controllare l’altra e nessuna sarà in grado di avere tentazioni di autonome spinte in avanti.

Fatto sta che ogni giorno sul territorio nazionale, con i problemi della sicurezza da affrontare e con la carenza di organico e di mezzi, ci sono tre forze di polizia a competenza generale ognuna delle quali si muove come se fosse l’unica in campo: indipendentemente, per usare un generoso eufemismo, dall’azione delle altre. A volte appare evidente che ogni forza di polizia ha a cuore esclusivamente la propria immagine e il proprio successo teso a riempire ogni spazio di possibile azione.
Eppure la frammentazione, e la sovrapposizione anche geografica delle competenze non sembra attirare eccessivamente l’attenzione del legislatore e del Governo, quasi si trattasse di un problema secondario e non centrale.

Non ci può essere alibi e non si può perdere tempo; per evitare nuove autonomie occorre un reale e fattivo coordinamento.
Sul fronte dell’ordine e della sicurezza pubblica l’unico responsabile, così come cita la legge 121/81, non può che essere il Capo della Polizia che, non a caso, è anche il Direttore Generale della Pubblica Sicurezza.
Occorre proporre quei protocolli operativi che coinvolgono polizia, carabinieri, finanza e che, in particolare negli anni ’90, sono stati varati, ma subito archiviati.

È necessario operare su un assetto più razionale, che tenga conto della realtà esistente, delle tradizioni storiche e della presenza effettiva sul territorio delle forze dell’ordine. La ripartizione ottimale è quella che assegna alla Guardia di Finanza la competenza generale su tutta la materia economica‐finanziaria; alla Polizia di Stato la competenza della sicurezza pubblica nei capoluoghi di provincia e ai Carabinieri la competenza sul restante territorio. Non perché la città sia più importante, ma perché l’Arma ha sviluppato negli anni un capillare controllo, ponendosi come unica agenzia di sicurezza a livello europeo che vanta oltre cinquemila strutture sparse sul territorio nazionale.

Mentre la Polizia di Stato da decenni si occupa prevalentemente dell’ordine pubblico e quindi delle aree metropolitane in cui l’autorità provinciale di Pubblica Sicurezza esercita la sua delicata funzione. Infatti, la struttura posta alla base della Polizia di Stato è il Commissariato, così come quella posta alla base dell’Arma dei Carabinieri è la Stazione. A questo punto, senza cercare cavillose soluzioni, basterebbe avere il coraggio di rispettare le norme già esistenti e razionalizzare le risorse in campo.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Redazione

scrivi a [email protected]

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui