Se Cappuccetto Rosso non doveva andare nel bosco da sola perché era pieno di pericoli nascosti; oggi i pericoli sono ancora più insidiosi e si trovano anche all’interno della Rete. Vi siete mai chiesti perché esistono delle normative europee per rendere sicuri i giocattoli? La risposta è che un bambino, incapace di distinguere il pericolo, potrebbe farsi del male anche con oggetti che un adulto può usare senza rischi. Allora quali sono le regole di sicurezza se il giocattolo è un social network?

La prima risposta concreta è che diverse Procure della Repubblica hanno aperto dei fascicoli contro ignoti per “istigazione al suicidio”. L’ipotesi di reato deriva dal fatto che molti bambini stanno facendo delle sfide su Tik Tok. Una “challenge” come la chiamano i più giovani utenti che provano a vincere le gare da un lato all’altro del pianeta a suon di video della durata di alcuni secondi per raccogliere dei cuoricini, la moneta di scambio di ogni piattaforma social.

Ha poca importanza non sapere che su Tik Tok esiste una delle tante sfide che invita a stringersi al collo qual si voglia elemento per vedere quanto tempo si resiste senza respirare. Il fatto che gli inquirenti stiano indagando ci dice molto di più sulle nostre paure, che non sui gravi fatti già accaduti, e che potrebbero ancora accadere ai nostri figli. Com’è possibile che dei bambini siano morti in questo modo? Un luogo virtuale è possibile possa provocare queste tragedie? Che cosa sappiamo di quei luoghi e di chi li frequenta? L’opinione pubblica allarmata, all’indomani delle notizie delle morti, si è chiesta cos’è Tik Tok. Il social network dei giovanissimi.

Questo significa che molti adulti ignoravano fino a quel momento che esistesse un luogo digitale, tutt’altro che virtuale, dove passano molto tempo i loro giovani figli. Due mondi paralleli, quello dei grandi e dei piccoli navigatori, nei quali si può procedere senza mai incontrarsi fino al giorno in cui la gara che si fa in uno non diventa la tragedia o il crimine nell’altro. La paura è sempre la stessa.

Si possono controllare gli spazi digitali? La giustizia è la risposta migliore in nostro possesso? I bambini che stavano facendo una sfida non volevano certamente suicidarsi, ma essere ammirati nel momento in cui sapevano trattenere il fiato più di ogni altro concorrente. Come si fa al mare nelle sfide con gli amici. Oggi il rischio è più alto perché gli amici sono stati sostituiti da “nickname” anonimi e pericolosi per sé e per gli altri. Davanti all’ipotesi che degli sconosciuti possano istigare i nostri figli a fare cose tremende, è indubbio che i social network siano rischiosi perché frequentati dagli esseri umani, la razza più insidiosi al mondo.

Il problema non sono quanti rischi corrono i piccoli quando si addentrano nei meandri dove gli adulti non sono lì a vigilare, perché non possono sempre essere presenti. Il punto vero è quanto male saranno disposti a rischiare di farsi o di fare per ricevere l’attenzione da parte di altri esseri viventi. Poiché ci sono sempre fatti strani attorno alle azioni dell’animale chiamato uomo. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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