È risaputo che il confine tra malcostume e reato è alquanto sottile, e questo è quello che dimostreremo. 

Como. Hanno approfittato della divisa per ottenere anche favori personali. Sono stati una decina, i patteggiamenti al Tribunale di Como per lo scandalo delle multe cancellate dalla Polizia Stradale del capoluogo lariano. Fra chi ha saldato il conto con la giustizia – a seguito dell’avvenuto arresto – l’ex comandante della polstrada, il suo vice e altri tre operatori tra i quali un funzionario della questura e il capo ufficio verbali della polizia municipale.

Complessivamente erano ventisei le persone indagate e accusate a vario titolo di falso, abuso d’ufficio e peculato. L’inchiesta è stata condotta dalla Guardia di Finanza e dalla sezione giudiziaria della stessa Polizia Stradale. La vicenda, lo ricordiamo, è quella degli agenti che in servizio a Como, per pigrizia negli accertamenti e/o interessi personali, dal 2009 al 2013 non notificarono 1746 multe rilevate dall’autovelox e dal tutor sull’autostrada A4. 

Roma. Sulla stessa lunghezza d’onda, in un giro enorme di multe cancellate, sono arrivati a circa duecento gli indagati dalla Procura di Roma. I fatti contestati riguardarono un periodo che va dal 2012 al 2014. Coinvolti, tra i tanti, l’ex responsabile e alcuni dipendenti del Dipartimento Risorse Economiche di Roma Capitale che si occuparono delle sanzioni e delle istruttorie legate alle violazioni del codice della strada.

Multe tolte ad amici, conoscenti, imprenditori, nobili, appartenenti alle forze dell’ordine e, addirittura, a pregiudicati. Diversi anche i vip che sono finiti nel mirino della magistratura. Gli escamotage per cancellare i verbali erano diversi: firme false, macchine di privati fatte passare come vetture utilizzate per servizi di polizia. E ancora: sanzioni annullate perché inserite nella lista riservata a politici e appartenenti alle istituzioni, che hanno l’autorizzazione per transitare nelle Ztl. Per tutti l’accusa è di concorso in falso e truffa. 

Milano. Dopo cinque arresti tra il 2019 e il 2020, ora sono state indagate altre undici persone che fanno parte della stessa inchiesta. La Procura di Milano, infatti, ha chiuso l’indagine sul malaffare che permetteva di cancellare le contravvenzioni a chi aveva contatti con alcuni appartenenti della Polizia Municipale. Le multe erano tolte agli “amici” con interventi telematici o grazie al personale coinvolto nell’ufficio dedicato alle sanzioni, dietro la corresponsione di mazzette che finivano nelle tasche dei protagonisti della vicenda. Tutti sono accusati, a vario titolo, di frode informatica, accesso abusivo al sistema informatico e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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