Il simbolo ufficiale di Confindustria

È uno scenario “molto incerto per l’Italia”. 

Il Centro Studi di Confidustria traccia, nel rapporto mensile “Congiuntura flash”, un futuro se non poco confortante sicuramente poco decifrabile con certezza per il futuro economico del nostro Paese. Un futuro in cui dovremo fare i conti con “la risultante di fattori che agiscono in direzioni opposte” e “forze contrastanti”.

Forze negative come quelle dei rincari di energia e alimentari, i tassi di interesse più alti e lo spread sovrano più ampio, il commercio internazionale debole. Elementi più positivi, invece, quali la fine delle restrizioni anti- Covid e la stagione calda che spingono il turismo, la crescita delle costruzioni, la resilienza dell’industria e, infine, “il risparmio accumulato che protegge i consumi“.

Se “fino a qualche mese fa la maggioranza dei previsori si aspettava che l’impennata dell’inflazione fosse temporanea e che, una volta cessate le tensioni sulle commodity, si sarebbe vista una rapida discesa”, oggi, invece, abbiamo di fronte un “inflazione più persistente”, scrivono nel report.

Gli economisti di via dell’Astronomia sottolineano il ruolo “shock absorber delle imprese” che hanno scaricato più sui margini che non sui prezzi l’aumento dei costi di produzione. E avvertono: “Non per sempre”, con il risultato che “il tentativo delle imprese italiane di evitare un’ulteriore forte erosione dei margini, che sarebbe insostenibile, si riverserà su vari prezzi al consumo, tenendo alta l’inflazione”.

Il report arriva all’indomani dei dati resi noti ieri in Parlamento dall’Arera e in cui si è evidenziato come la situazione della crisi energetica da momentanea stia diventando strutturale e, quindi, insostenibile.  L’energia appare “vicino al picco” e per l’industria c’è un “quadro complicato. Gli indicatori continuano a fornire segnali discordanti”.

Nell’analisi di Confindustria incide anche “l’euro indebolito sul dollaro” che “aiuta l’export, ma alza i prezzi dei beni importati”. Ma è ben lunga la lista dei segnali che premono da più parti. Il Pmi è in discesa (50,9 a giugno, da 51,9) e ormai vicino alla stagnazione; l’indagine Banca d’Italia segnala un peggioramento della domanda e maggiore incertezza nel secondo trimestre; la fiducia delle imprese manifatturiere registra un piccolo recupero a giugno, dopo un lungo calo.

La buona notizia è che le imprese industriali mostrano una certa resilienza 

La produzione industriale, in calo a maggio come atteso, è  in aumento nella media del secondo trimestre (-0,7% nel primo), con una dinamica nella prima metà del 2022 che, pur rallentando, è ben superiore a quella tedesca e francese.

Prosegue anche il trend di espansione delle costruzioni, che sostiene anche il flusso di investimenti anche se “di recente, però, anche lì è apparso qualche segnale di decelerazione”.

C’è un “rimbalzo nei servizi. La spesa dei turisti stranieri in Italia ha ridotto in aprile il gap dal pre-Covid a -21% (era-25% a marzo). L’indicatore dei consumi ICC a maggio ha registrato un aumento del +3,4% annuo, trainato dai servizi (+18,3%) che beneficiano dei maggiori acquisti per il tempo libero grazie al calo delle restrizioni, ma frenato dai beni(-1,4%). Ciò sembra riflettere il fatto che, dato il redditodisponibile, i prezzi più alti impongono scelte tra acquisti dibeni e servizi. Il Pmi del settore continua ad indicare espansione, ma a un ritmo in rapida flessione (51,6 a giugno, da53,7). Il rimbalzo dei servizi nel secondo e terzo trimestre  potrebbe essere agevolato dal risparmio delle famiglie, ma limitato dall’inflazione.

Difficili prospettive per l’export

Il valore dell’export è in aumento, per la crescita dei prezzi, ma in volume la dinamica è piatta a marzo-aprile. In aumento le vendite extra-UE a maggio (+4,7%), con forte contributo del mercato USA dove le merci italiane sono favorite dall’indebolimento dell’euro. In calo, invece, le vendite in Russia e Cina. Le prospettive sono difficili: maggior calo a giugno degli ordini esteri del PMI manifatturiero e debole commercio mondiale (-0,3% a febbraio-aprile); in espansione l’import di USA e UK, stabile quello dell’Eurozona, in calo quello della Cina. Lo scenario per gli scambi è negativo: PMI globale sugli ordini manifatturieri in zona recessiva per il quarto mese a giugno.

Ma ci sono segnali di allentamento dei colli di bottiglia negli approvvigionamenti, grazie alla ripresa dell’attività dei porti cinesi a maggio e alla risalita della produzione in Cina a giugno (solo +0,4% il PIL nel secondo trimestre).

Nello scenario globale, “l’eurozona è in crescita ma con segnali di debolezza” e negli Usa “si abbassa la crescita”.

A cura di Televideo – Foto Imagoeconomica
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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