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Tra il 2020 e il 2022 gli accessi dei minorenni al pronto soccorso e i ricoveri in ospedale per cause legate alla suicidalità, cioè tutti quei gesti e comportamenti autolesionistici, tra cui pensieri, azioni e tentativi suicidari, sono in preoccupante aumento. È l’allarme lanciato dalla Sinpia – Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, secondo cui tra i numerosi effetti della pandemia sulla salute mentale di adolescenti e preadolescenti italiani si rileva anche una maggiore incidenza di atti autolesionistici e di tentati suicidi. “L’autolesionismo e i comportamenti suicidari sono purtroppo numerosi negli adolescenti, e richiedono interventi tempestivi per raccogliere la richiesta di aiuto sottostante” – spiega Elisa Fazzi, presidente della Sinpia.

Negli ultimi 10 anni gli accessi per ideazione suicidaria o tentato suicidio all’ospedale Bambino Gesù sono cresciuti esponenzialmente, con aumento in particolare del 75 per cento nei 2 anni della pandemia rispetto al biennio precedente. Dai 369 casi del 2018-2019 ai 649 del 2020-2021, in media praticamente un caso ogni giorno. Lo documentano i dati registrati dall’ospedale pediatrico in occasione della Giornata mondiale dedicata alla prevenzione del suicidio che, secondo l’analisi del CDC statunitense (Centro Controllo Malattie), rappresenta la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 e i 25 anni.

Per far fronte al fenomeno, l’ospedale, centro di riferimento regionale per le emergenze psichiatriche, ha attivato un servizio dedicato all’assistenza e alla prevenzione del suicidio in età evolutiva in collaborazione con le ASL del territorio. Il servizio è integrato da una linea telefonica, sempre attiva, per le consulenze psicologiche urgenti.

Numerosi studi scientifici documentano che l’incidenza del suicidio e la prevalenza dei comportamenti suicidari è aumentata sia in alcuni paesi europei che negli USA, soprattutto tra gli adolescenti. Questa crescita sembra essere legata a una generale tendenza all’aumento dei disturbi dell’umore in età evolutiva nei Paesi ad alto reddito. La correlazione tra depressione grave e tentativo di suicidio fra giovani e giovanissimi è confermata da studi recenti. E’ documentato anche l’impatto della pandemia sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti: a livello internazionale, nel 2021 la prevalenza dei casi di depressione e disturbi d’ansia risulta raddoppiata.

“L’identificazione precoce con diagnosi accurate e il trattamento della depressione – sottolinea Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale Bambino Gesù – sono interventi preventivi di primaria importanza per ridurre il rischio di suicidio tra i più giovani”. Nell’ultimo decennio, il numero delle consulenze neuropsichiatriche al pronto soccorso del dipartimento di emergenza, accettazione e pediatria generale del Bambino Gesù è aumentato di 11 volte, passando da 155 casi a 1.824. In particolare sono aumentate di quasi 40 volte (da 12 a 449 casi) le consulenze effettuate in urgenza per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e comportamenti autolesivi nei giovani di età compresa tra i 9 e i 17 anni. Le misure restrittive durante la pandemia hanno avuto un impatto importante su giovani e giovanissimi portando a un aumento delle richieste di aiuto. Nel biennio precedente (2018-19) gli accessi al pronto soccorso per ideazione suicidaria, tentativo di suicidio e autolesionismo erano stati 464. Nel 2020 e 2021 sono diventati 752, con un aumento di oltre il 60 per cento. Negli ultimi 2 anni i casi di ideazione suicidaria sono stati 477 (+88 per cento rispetto al 2018-19), i tentativi di suicidio 172 (+50 per cento) e i comportamenti autolesivi 103 (+8 per cento).

Oltre l’80 per cento dei tentativi di suicido è messo in atto da bambine e ragazzel’età media di chi tenta di togliersi la vita è di circa 15 anni, il più giovane ha 9 anni.

“La depressione e i disturbi d’ansia tra i giovanissimi sono in aumento esponenziale da anni. La pandemia ha solo accentuato il fenomeno”, aggiunge Vicari. “L’emergenza che investe i nostri ragazzi si combatte destinando maggiori risorse agli strumenti di prevenzione e di promozione della salute mentale. A cominciare dalla scuola, intesa come luogo che coltiva relazioni positive, alle strutture sul territorio – continua – perchè siano in grado di intercettare il disagio e siano di supporto alle famiglie. Il suggerimento per i genitori è di offrire tempo ai propri figli, di porre attenzione ai segnali di malessere e, se ci sono cambiamenti nel comportamento, chiedere aiuto senza timore. Le malattie mentali, se affrontate nei tempi giusti, hanno un’alta probabilità di guarigione”.

A cura di Televideo – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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