Nel complesso, la situazione delle finanze pubbliche nella zona euro sta lentamente migliorando. Queste almeno sono le previsioni economiche di primavera pubblicate dalla Commissione europea.

Osservandole più nel dettaglio scopriamo che il debito pubblico e il deficit, nel 2017 e nel 2018, dovrebbero scendere entrambi sia nella zona euro sia nell’Unione Europea a 28. Per questo dobbiamo ringraziare i bassi tassi di interesse e la moderazione salariale nel settore pubblico.

Intanto, il vicepresidente responsabile per l’euro, Valdis Dombrovskis, ha commentato con entusiasmo: “La crescita nell’Ue si sta rafforzando e la disoccupazione continua a scendere”. “L’Europa sta entrando nel suo quinto anno consecutivo di crescita, sostenuta da politiche monetarie accomodanti, una robusta fiducia delle imprese e dei consumatori e un miglioramento del commercio mondiale”, ha aggiunto il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici.

Un quadro tutto rose e fiori? Assolutamente no, la strada è ancora lunga ed è pure in salita. In più, indovinate chi è ancora il fanalino di coda della zona euro e dell’Unione Europea? Bingo! L’Italia. Con una crescita del Pil stimata allo 0,9% quest’anno e al 1,1% il prossimo, il Bel Paese, secondo Dombrovskis, deve fare delle “riforme decise in tutta Europa dall’apertura dei mercati dei prodotti e servizi alla modernizzazione del mercato del lavoro e dei sistemi di welfare. In un’era di cambiamenti demografici e tecnologici, le nostre economiche devono evolvere offrendo più opportunità e migliore standard di vita alla nostra popolazione”.

Ciò che non fa dormire sonni tranquilli alla Commissione europea – e nemmeno agli italiani – è l’instabilità politica a pochi mesi dalle prossime elezioni. “L’incertezza politica e il lento aggiustamento nel settore bancario rappresenta un rischio negativo per le prospettive di crescita dell’Italia”, si legge nel testo. Altro tasto dolente è quello della disoccupazione: il tasso resterà sopra l’11%, sia quest’anno che nel 2018.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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