Se ancora qualcuno dubitava su chi comanda nel mondo delle due ruote, l’UCI, Unione Ciclistica Internazionale ovvero il Governo del ciclismo, varando il calendario 2020 ha dato la risposta più chiara e netta che potesse esserci, ovvero il Tour de France e poi gli altri!

D’altra parte, per chi conosce un po’ il mondo del pedale, stupirsi è l’ultima cosa, perché quella francese è la corsa che raccoglie il maggior numero di sponsor del mondo, quella più conosciuta, attesa e seguita, quella che ha avuto, ha ed avrà la precedenza su tutto il resto del calendario, che poi non sempre sia anche la più spettacolare e combattuta, è cosa di assai scarsa importanza.

L’UCI ha fatto i propri interessi, come sempre, sponsorizzando quello che ritiene essere il fiore all’occhiello del ciclismo, quello per cui ha letteralmente “autorizzato” il sistematico utilizzo di sostanze dopanti dell’americano Lance Armstrong vincitore di ben sette edizioni della Corsa Gialla, e poco importa che, dopo, molto dopo, tutte le vittorie di carriera gli siano state cancellate; è ben presente nella memoria degli addetti ai lavori o anche dei semplici appassionati, la strenua difesa del corridore da parte proprio dell’UCI, mentre si mettevano letteralmente alla gogna altri ciclisti per molto meno.

Certo, in questo disgraziato 2020, c’è da considerare che le condizioni non sono favorevoli e bisogna adeguarsi, non essendo per nulla facile condensare in poco meno di tre mesi e mezzo più di venti corse, di cui tre grandi Giri, qualche altra breve corsa a tappe ed una serie di gare “monumento” del circuito World Tour; il tutto ovviamente con la grande incognita legata ad una nuova ripartenza dei contagi, cosa che farebbe naturalmente far saltare definitivamente il banco, rimandando tutti al 2021.

Agosto sarà il mese delle ripartenze, con le Strade Bianche che, il 1 del mese, faranno da apripista ad una Milano-Sanremo “estiva”, il giorno 8, insolita per una corsa che spesso ha visto la neve a margine o sulla testa dei propri concorrenti; dopo un’altra serie di gare di un giorno, il 29 a Nizza, ecco l’avvio del Tour de France numero 107, con le ventuno tappe che porteranno i corridori sul classico traguardo dei Campi Elisi, il 20 settembre.

Nel frattempo si correranno, dal 7 al 14 settembre La Tirreno-Adriatico, ed in successione due gare in Canada, il BricBank Tour (ex Giro dei Paesi Bassi) tra Belgio ed Olanda dal 29/9 al 3/10 e l’ultimo giorno di settembre la Freccia-Vallona, ad iniziare le classiche belghe…

… Che si accavalleranno al Giro d’Italia, in programma dal 3 al 25 ottobre e che “dovrebbe” partire dall’Ungheria, o almeno questo era il programma della corsa di maggio, mentre ancora non c’è stata alcuna comunicazione ufficiale circa l’effettiva disputa delle prime tre tappe in terra magiara; come dicevo contemporaneamente ci sarà un vero e proprio bailamme di corse: il 4 la Liegi, il 10 l’Amstel, l’11 la Gand-Wevelgem, il 1 l’Attraverso le Fiandre ed il 18 il Giro delle Fiandre, mentre il 20 parte la Vuelta di Spagna, che dovrà “accontentarsi” di sole 18 tappe, terminando l’8 di novembre.

Senza dimentica che il giorno 21 si disputerà il Driedaagge Brugge-De Panne (la vecchia tre giorni di La Panne, ridotta a corsa di un giorno), il massimo di questo incredibile ottobre su due ruote, lo si vivrà il 25, quando il Giro d’Italia vedrà l’arrivo finale a Milano, alla Vuelta si affronterà una tappa terribile con arrivo al Col du Tourmalet ed in Francia si disputerà la “Regina delle Classiche” la Parigi-Roubaix, che non ci sono dubbi sarà comunque l’Inferno del Nord, perché marzo o fine ottobre poco cambia climaticamente; per un trittico giornaliero incredibile quanto difficile, anche televisivamente, da seguire, con un dispendio organizzativo di non poco conto per permettere agli appassionati di vivere i momenti salienti di tutte le gare.

A chiudere il tutto il classico appuntamento con il Giro di Lombardia, il 31 ottobre, la corsa che meno risentirà del nuovo calendario in ordine allo spostamento di data, ma che tutti si augurano da correre con un clima autunnale da foglie gialle ma anche non troppo freddo e, soprattutto, piovoso.
Condensare ed organizzare tanti avvenimenti (e ne ho tralasciato qualcuno) in un lasso così breve di tempo, è certamente difficilissimo, e naturalmente non possono mancare gli scontenti, così come è un peccato che si debbano fare delle scelte anche drastiche sulla partecipazione del corridori più titolati e delle rispettive formazioni, visto che non tutte possono permettersi l’organico della Ineos; anche se puntando a vincere tutto, pure la formazione inglese dovrà fare delle scelte, con il rischio di disperdere le forze in mille rivoli, sbagliando organici e, come tutti, sperare che la forma del momento di questo o di quel capitano sia la migliore possibile.

Il 2020 è questo, non possiamo farci nulla ed anzi dobbiamo sperare che, almeno nella seconda parte, ci dia la possibilità di ritrovarci il più possibile nella normalità perduta, anche grazie allo sport, anche grazie a questo ciclismo non troppo “democratico” nella gestione, ma certo sempre appassionante in quelle che sono le corse e la sua vera “anima”: la fatica.

Il Direttore Maurizio Vigliani – Foto Valerio Casadei

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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