Se ne è andato in silenzio, quasi solo Mario Marenco. Per noi era un amico, un burlone, un personaggio stralunato televisivo alla Colonello Buttiglione o come Ricciardino. E’ stato autore e protagonista di innovativi programmi tv, spesso in compagnia di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, da “Alto Gradimento” a “L’altra domenica” fino a “Indietro tutta”.
L’attore e umorista è deceduto oggi al Policlinico Gemelli di Roma, all’età di 85 anni, per le complicazioni legate al suo stato di salute. Mario era nato a Foggia il 9 settembre 1933, Marenco si era laureato in architettura nel 1957 all’Università di Napoli, ottenendo poi borse di ricerca a Stoccolma e Chicago. Nel 1960 aveva aperto un atelier di architettura e design, lo Studio Degw con sede a Roma, collaborando con le più importanti case automobilistiche italiane per la realizzazione dei loro stand espositivi. Marenco debuttò in televisione con Cochi e Renato e Enzo Jannacci nel programma “Il buono e il cattivo” e raggiunse il successo nel 1970 con il programma radiofonico “Alto gradimento” scritto con Giorgio Bracardi e condotto dagli stessi Arbore e Boncompagni. Sporadicamente Marenco è stato attore per il cinema, portando le sue macchiette sul grande schermo: “Il colonnello Buttiglione diventa generale” (1974), “Von Buttiglione Sturmtruppenführer” (1977), “Il pap’occhio” (1980, diretto da Renzo Arbore), “I carabbinieri” (1981), “Vigili e vigilesse” (1982) “FF.SS.” – Cioè: “…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?” (1983, diretto sempre da Arbore), “Sing – Il sogno di Brooklyn” (1989).
Marenco è stato autore di libri umoristici editi da Rizzoli, tra cui “Lo scarafo nella brodazza”, “Dal nostro inviato speciale”, “Los Puttanados”, “Stupefax” e “Il quaderno delle poesie”. Nel 2006 si esibì in coppia col performer Nicola Vicidomini. Sempre con quest’ultimo, nel 2007 ha curato la codirezione artistica della rassegna Salvaguardia Testa Festival a Roma.
Lo ricordo bene ancora come se fosse tra noi, a casa mia in una serata estiva, con amici del cuore come come Walther e Beppe. Una macchietta come poche, amante del Sangiovese, ma pure di un ottimo prosecco, per non parlare del pesce crudo e fresco appena pescato. Tra una battuta e l’altra mi chiese di accendere lo schermo televisivo perchè amava il tennis lo sport che preferiva di più. Ci dovevamo rivedere a Roma, ma il destino ci ha tenuto lontani e oggi dopo la sua scomparsa siamo un po’ tutti sotto choc come lo stesso Arbore.
Il Direttore editoriale Carlo Costantini