Se né andato quasi in punta di piedi, con la consueta pacatezza e signorilità, senza far rumore; se né andato allo stesso modo di come ha sempre vissuto. Azeglio Vicini era un “signore” di quelli che non nascono più in questi tempi dove chi fa i mestieri del calciatore e dell’allenatore quando va bene si lamenta e quando se va male, urla, strepita, sbraita e se la prende sempre con qualcun altro.

Nato a San Vittore di Cesena il 20 marzo 1933, Azeglio, dopo una carriera da calciatore vissuta partendo dalle giovanili bianconere del Cavalluccio, dal 1953 al 1966 indossa le maglie di L.R. Vicenza, Sampdoria e Brescia; quindi, appese le scarpette al chiodo, inizia sempre con il Brescia, la propria esperienza da allenatore.

Nel 1968 entra a far parte del Settore Tecnico della Nazionale, prima al timone della Under 23 e poi, una volta cambiati i regolamenti degli europei giovanili, per un decennio alla guida dell’Under 21, condotta sempre alla fase finale del torneo continentale, con una semifinale ed un terzo posto, nel 1986, proprio nei giorni in cui assume la guida della Nazionale maggiore, succedendo ad Enzo Bearzot.

Vicini guida l’Italia agli Europei dell’88 (sconfitta in semifinale contro l’Unione Sovietica) e quindi nelle “notti magiche” del Mondiale ’90, con gli azzurri battuti ai rigori dall’Argentina di Maradona in una semifinale che ancora oggi è tra gli incontri calcistici più seguiti di sempre.

Il terzo posto, dopo il 2-1 all’Inghilterra nella finalina per l’ultimo gradino del podio, non è certo il risultato sperato per una Nazionale mai sconfitta nell’arco dei tempi regolamentari, ma l’entusiasmo di quei giorni, gli occhi spiritati di Totò Schillaci, le giocate di Roberto Baggio, sono ancora nei ricordi di tutti coloro che li hanno vissuti.

Fallita la qualificazione per l’Europeo 1992, nell’ottobre 1991, dopo 54 incontri sulla panchina azzurra, Vicini viene sostituito alla guida della Nazionale da Arrigo Sacchi; viene chiamato per brevi periodi sulle panchine di Cesena e Brescia (di cui diventa poi consigliere tecnico), assumendo poi la presidenza dell’Assoallenatori e quindi la carica di Presidente del Settore tecnico della FGCI, incarico che nel 2010 vedrà succedergli uno dei suoi pupilli: Roberto Baggio.

Indubbiamente con la sua scomparsa il calcio perde un personaggio che tanto ha dato al mondo del pallone, esempio di modi e comportamenti che oggi sono dimenticati, o quantomeno, ai quali si preferisce un profilo decisamente meno educato e purtroppo di maggior presa; ma Vicini resterà sempre una di quelle persone da cui imparare, nella gioia della vittoria così come nei momenti bui delle sconfitte sportive.

Ciao Azeglio, riposa in pace.

Il Direttore Responsabile
Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui