Sale la curva epidemiologica e si allarga la distanza tra chi è immunizzato e chi invece ha deciso di non vaccinarsi. Nell’analisi diffusa dagli scienziati negli ultimi giorni – e riportata questa mattina dal ‘Corriere della Sera’ – si legge che il rischio di contrarre il Covid-19 “aumenta di 3,8 volte per chi non è vaccinato rispetto a chi invece ha completato il ciclo”.

Questo per i primi 5 mesi, ossia nel periodo in cui la carica virale derivante dal siero è più forte. Poi chiaramente il dato scende. Infatti, per coloro che ancora non hanno risposto all’ultimo richiamo, i numeri parlano di un rischio “2,1 volte superiore” rispetto a chi ha ultimato tutto l’iter. La differenza è evidente, la terza dose sembra davvero poter allontanare ogni timore nella popolazione.

Ancora più indicative sono le cifre sui ricoveri. Nello studio viene specificato come “il rischio è di 10,4 volte superiore per i non vaccinati rispetto agli immunizzati entro 5 mesi dalla seconda dose”. Vaccinarsi significa quindi scongiurare la possibilità di incorrere in sintomi gravi anche nel caso in cui si contragga il virus anche dopo aver ricevuto le somministrazioni.

I numeri divulgati dall’Istituto superiore di sanità
I dati raccolti e analizzati nell’ultimo mese disponibile dagli specialisti dell’Istituto superiore di sanità fotografano l’andamento della pandemia e confermano la necessità di sottoporsi alla terza dose per avere una copertura efficace nella lotta contro il virus.

Nel periodo che va dallo scorso 15 ottobre al 14 novembre le persone no vax ricoverate in terapia intensiva sono state ben 507. Tra queste, solo 24 soggetti hanno meno di 40 anni di età, 165 hanno tra 40 e 60 anni e ben 318 sono nella fascia tra i 60 e gli 80 anni.

Nello stesso periodo e nello stesso reparto destinato ai malati gravi non è entrato nessun paziente vaccinato sotto i 40 anni di età, 25 erano invece nella fascia tra 40 e 60 anni, mentre sono stati registrati 191 individui tra i 60 e gli 80 anni. Il totale fa 216, meno della metà delle persone che hanno scelto di non somministrarsi il vaccino.

Crolla il rischio di decesso tra chi si è immunizzato
Molto spesso chi difende la scelta di non immunizzarsi dichiara che il coronavirus non uccide. I dati dell’Istituto superiore di sanità mostrano invece quale sia il divario tra chi è protetto e chi non lo è.

Tra i no vax sono otto i morti che avevano meno di 40 anni, di cui solamente un individuo tra i vaccinati. Stessa cosa per la fascia d’età tra i 40 e i 60 anni, dove sono state 54 le vittime che avevano rifiutato il siero, mentre si scende a 24 tra coloro che avevano ricevuto almeno una dose.

Infine, sono ben 221 i decessi nella forbice tra 60 e 80 anni di chi risulta senza copertura. Anche qui il dato cala a quota 175 tra coloro che si erano volontariamente sottoposti ad almeno una dose.

A cura di Elena Mambelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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