Sono passati dieci anni, lasciando stare i giorni, da quel 22 maggio in cui l’Inter batteva il Bayern Monaco, al Santiago Bernabeu e portava in italia quella che è diventata l’ultima vittoria nostrana in Champions League.

La doppietta del bomber Milito dava ai nerazzurri di Mourinho uno storico triplete, e chissà se è un caso che proprio l’Inter sia l’unica formazione italiana rimasta in lizza nelle competizioni europee, anche se è l’UEFA il traguardo odierno dei nerazzurri; probabilmente è anche solo un caso che anche in UEFA nessuna italiana abbia vinto in questi ultime dieci stagioni.

Solo la Juventus, di Allegri, è andata vicina alla Coppa dalle grandi orecchie, trovando sempre però un’avversaria più forte davanti a se ed a nulla è servito neppure l’acquisto del grande CR7 da parte bianconera, anzi, con lui si è usciti ai quarti e quest’anno addirittura agli ottavi ….

E’ evidente che il calcio italiano più che il proprio fascino ha perso forza e valore, perché anche la nazionale, in questi ultimi anni, non ha prodotto grandi risultati e quando è andata oltre i pronostici i risultati si sono dimostrati alquanto estemporanei, così come nel gioire per la serie di vittorie della Nazionale attuale, occorrerebbe valutare le avversarie incontrate, non certo del valore ed in competizioni, come fatto dagli azzurri di Vittorio Pozzo.

Ma a cosa è dovuto questo impoverimento, questi risultati negativi delle nostre formazioni? Evidentemente la programmazione non è una delle qualità del calcio nostrano, la Juve infatti programma? E lo fa cambiando allenatore dopo una sola stagione? Oppure è davvero programmazione comperare il trentatreenne CR7, spendendo una barcata di soldi, solo per vincere la Champions e senza costruire una formazione adatta al gioco del fuoriclasse portoghese, che tutti conoscono assai bene e mica smette di essere un “solista” solo perché veste il bianconero?

Ed i calciatori italiani? Qui si innesta il discorso della Nazionale, ma anche le valutazioni di giovanotti iperbolicamente celebrati ma che alla fin fine si dimostrano più bravi sui social che in campo, migliori con la lingua che con i piedi, e stendendo per la maggior parte un pietoso velo sul cervello ….

Il tempo passa per tutti, ma c’è un nuovo Chiellini tra i celebrati giovani difensori azzurri? E fenomeni come Insigne, Immobile e Bernardeschi, cosa hanno fatto vedere se tolti dal loro orticello, con i giornalisti che celebrano estasiati le loro dieci (massimo) partite sopra la sufficienza di tutta una stagione? Eppure dovevano essere loro i trascinatori del movimento e della Nazionale, salvo riuscire a non andare ai Mondiali, sconfitti dalla modesta Svezia, ma tanto un colpevole c’è sempre, che si chiami Ventura o Sarri, poco importa, che poi chi va in campo?

L’allenatore o questi bamboccioni milionari?

Il nostro è un calcio modesto e pieno di debiti, checchè si faccia finta di nulla e si parli di milioni come noccioline, di mercato dove ne scrivi mille per uno che si muove davvero, dove i tifosi sognano la luna e poi ti ritrovi con un ciotolo di fiume; un calcio che va avanti a forza di plusvalenze fittizie, tanto l’UEFA dorme ed il FPF è una cartina di tornasole a vantaggio dei potenti.
Se vogliamo tornare a farla da padroni, o almeno a competere sino in fondo, in Europa è ora di darsi una mossa, di riformare un bel po’ di cose, anche se sperarlo è come credere possa esserci un Mondo perfetto, dove anche solo le tasse sia uguali per tutti e tutti le paghino!

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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