“C’est Venise pour l’eternité

Venise qui meurt jamais

Comme l’amour dans tout le monde entier”.

Scrivere di Venezia senza sentire risuonare nelle orecchie la voce di Toto Cutugno che ne elogia la bellezza sarebbe impossibile: ero poco più che bambina, quando alla radio passavano questa canzone, e a Venezia non ci ero ancora stata. Ricordo perfettamente, come non fosse passato nemmeno un giorno da allora, la prima volta che la sentii: era un sabato pomeriggio, mio papà stava dipingendo il soffitto della cucina, e sul trabattello che lo reggeva era appoggiata una piccola radio portatile dalla quale uscirono quelle parole, così belle, così strane, così perfette per quelle note che le accompagnavano. Da allora divenne quello che ai giorni nostri verrebbe definito un tormentone: e anche grazie a Toto Cutugno, Venezia è tutt’oggi cantata in ogni angolo della Terra.

Per qualcuno è la città più bella del mondo, per altri la più romantica: sta di fatto che Venezia è assolutamente unica e irripetibile. Passeggiando tra le sue calli, basta appoggiare il palmo della mano sui muri per sentirne la potenza, il fascino, l’orgoglio, la storia; salendo su e giù dai ponti, basta trattenere per un attimo il respiro per diventare protagonisti delle migliaia di quadri che si potrebbero dipingere, rimanendo fermi in un unico punto; affacciandosi alla laguna, basta chiudere gli occhi e aprire il cuore, per sentirsi parte dell’infinito.

Venezia è Piazza San Marco e la sua Basilica, il Carnevale, la Biennale, la Mostra del Cinema, il Ponte di Rialto e il Ponte dei Sospiri, Palazzo Ducale, il Casinò, il Mose, l’acqua alta e le passerelle, il Ghetto Ebraico, il Teatro La Fenice, tutti i suoi musei, le sue chiese, le sue calli, le gondole, i bacari e la sua meravigliosa gente: ma è anche tante isolette, circa una settantina, che meritano di essere citate, e magari visitate.

A partire da Burano, il più importante centro della laguna del nord che conta circa cinquemila abitanti: caratterizzata da abitazioni dipinte con colori vivacissimi, è famosa per i merletti e la pesca. Da Burano passiamo a Murano, l’isola del vetro soffiato, dove è possibile vedere praticare l’antica arte e visitare il Museo del Vetro, che conserva reperti risalenti addirittura al XV secolo e che testimoniano come, negli anni, siano cambiati non solo le tecniche e lo stile, ma anche il gusto e il senso del bello. Infine, senza nulla togliere a tutte le altre isole, mi soffermo su Pellestrina: pittoresco borgo dalle case cinque/seicentesche, è abitato da pescatori, ortolani e merlettaie; qui il tempo sembra essersi fermato, tant’è che gli usci delle case sono quasi sempre aperti, e il pesce si griglia fuori dalla porta di casa, in strada.

Permettetemi, in chiusura, di esprimere una riflessione personale: dopo aver chiesto quella volta a mio papà di accompagnarmi, a Venezia ci sono tornata decine di volte: mi piace esplorarla, intrufolarmi senza mappa nelle sue viuzze, perché ogni angolo offre uno scorcio incantevole di bellezza e di vita; visitandola ho avuto la fortuna di conoscere anche la sua gente, ed è stato allora che ho capito: nonostante Venezia sia stata messa in ginocchio più volte, per svariati motivi, i Veneziani non si sono mai arresi e l’hanno sempre risollevata, rimboccandosi le maniche e indossando sempre, insieme agli stivali di gomma, i loro sorrisi. Per questo Venezia è eterna: per l’amore del suo popolo, prima ancora che dei suoi turisti.

A cura di Sara Patron – Foto Marco Iorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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