MONTAGNE RUSSE BIANCONERE

Quattordici punti in dieci partite, tanti? Pochi? Qualcosa di più si poteva fare, ma con i se ed i ma non si va da nessuna parte e quindi meglio farsi andare bene quel che la realtà ci ha dato; certo, mica saranno tutti d’accordo con me, ma questo non è un problema, tanto siamo italiani e trovarne due su tre che la pensano allo stesso modo è cosa praticamente impossibile ….
A parte gli scherzi, quello che lascia perplessi, magari anche sconcertati, è questo percorso da “montagne russe” bianconere, le montagne russe del titolo che rappresentano l’alternanza di risultati, una volta bene quella dopo male e via andare, le montagne russe che rappresentano ciò che ci fa vedere il Cesena, pallido in casa contro la Fermana, vivace e vincente a Pesaro, contro la bestia nera della scorsa stagione.

D’accordo che non sono in tanti ad avere una certa conoscenza del “vero” Manuzzi, quello con più di diecimila tifosi a spingere il Cavalluccio, ed è altrettanto vero che a giocare questo calcio covidiano, con spalti vuoti che tanto varrebbe giocare nel primo prato dove si possano portare due porte e piantare quattro bandierine per gli angoli; la cosa può contare per questi ragazzi? E quanto eventualmente?

Bisognerebbe essere nei loro panni per rispondere, capire quello che succede quando si entra sul prato verde di casa ed intorno c’è …. il vuoto degli spalti!
Altrettanto credo sia un problema per l’allenatore e proprio mister Viali ne ha parlato alla vigilia di Pesaro, lui arrivato a Cesena ben conscio dell’apporto della curva, di quanta carica possa arrivare dai tifosi, specie quando si è giovani e l’esperienza è poca, magari insieme al carattere, quello che gli ultimi allenatori ante fallimento invocavano a settimane alterne, come potessero comperarlo in farmacia…

Montagne russe, lievi e pulite o erte e brulle, lisce come l’olio e piene di insidie; questo ci sta riservando la stagione con quello che era il “terreno amico” che è diventato un percorso sui carboni ardenti, mentre come ti allontani da Cesena pare di essere in autostrada a Ferragosto, senza traffico, senza problemi.
Cosa aspettarci dunque dal Cesena anti Ravenna? Che Cesena vedremo contro il Ravenna? Quello pimpante che ha steso il Fano o quello smunto che ha incontrato la Fermana? Me lo chiedo con curiosità, specie visto che le avversarie sono più o meno della stessa forza e devono essere i ragazzi in bianconero ad essere diversi.

Questa è una stagione molto particolare, nata praticamente da zero, con una preparazione ridotta ai minimi termini, con la paura giornaliera di svegliarsi positivi che accompagna tutti, giovani e non, con la necessità di andare avanti a tutti i costi o quasi anche se si gioca a calcio, anche se si può pensare o dire di essere comunque dei privilegiati, ma pur sempre di carne ed ossa.

Ricordo un sabato di qualche anno fa, un sabato di campionato a Torino, in Serie B e prima della partita un boccone nella pizzeria di fronte allo stadio, con una giovane tifosa che se la prendeva con chi giocava non troppo bene, asserendo che un calciatore deve fare quello e basta, non può permettersi di svegliarsi una mattina con il mal di testa o con il piede storto… ecco, pensando al Cesena, a quello che leggo relativamente alle alternanti prestazioni settimanali, mi è venuta in mente quella tifosa nei confronti della quale non sono stato capace di stare zitto, di iniziare una discussione “inutile”, perchè contro un muro si può solo sbattere, e basta.

Ecco, torniamo all’inizio ed alle opinioni di ciascuno, legittime senza dubbio, le loro come le mie e torniamo alle montagne russe bianconere, che evidentemente fanno parte di questa rosa, magari troppo giovane, senz’altro con poca esperienza e forse anche senza il necessario tempo iniziale per provare e farla crescere, senza quella tranquillità giornaliera che se non c’è per ciascuno di noi può esserci per staff e calciatori?
Se si dovrà andare avanti in questo modo non lo so, come non so sino a quando si potrà o si riuscirà ad andare avanti se la situazione della pandemia non migliora; quello che so è che diventa difficile pensare davvero al calcio, solo al calcio e non lo dico per giustificare, ma perché vedo partite di A, di B e non mi pare che lo spettacolo spesso offerto sia poi davvero migliore o diverso da quello che vedo con il Cesena.

Viali non è un fenomeno, ma si divertono in tanti e spesso a vedere la Juve pirliana o lo facevano con quella sarriana, eppure si parla di “maestri”, di “professori” e senza CR7 quanta strada fanno ed hanno fatto? Beh, il Cesena CR7 non ce l’ha e dunque prendiamo quel che viene, anche se essere contenti è diverso, altrimenti facciamo come a Torino, sponda granata, dove il riferimento è sempre con coloro che sono morti a Superga, settantuno anni fa, e che più nessuno o quasi può dire di aver visto, o di ricordarsene… l’orgoglio è una bella cosa, i ricordi anche, ma il tempo passa, la vita va avanti ed il calcio di oggi si gioca sempre in undici, con un pallone, due porte e pochi altri dettagli apparentemente sempre identici, ma è davvero così?

Il calcio oggi è ancora non solo quello di Ceccarelli, Cera e Frustalupi, ma anche quello di Giaccherini, Parolo e Nagatomo? Bisoli e Castori sono stati dei grandi, ma questo è stato nella loro prima esperienza, perché la seconda mi è sembrata tanto una minestra riscaldata, una fidanzata rincontrata qualche anno dopo, con i capelli grigi, la pancia e qualche acciacco, ma forse sbagio io e spero di venirne scusato.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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