Cesena piange il piccolo Yahya, il ragazzino di appena 7 anni di origini tunisine deceduto lunedì pomeriggio in un tragico incidente lungo via Cervese, un percorso non del tutto messo in sicurezza vista l’affluenza degli scolari con transito di auto e tram che non creano solo aria irrespirabile, ma diventano un pericolo quotidiano per tutti i pedoni.

Yahya era in bicicletta con il papà quando è accaduta , in questo caso specifico una fatalità, il bambino è caduto all’improvviso ed è stato travolto da un bus che viaggiava nella direzione opposta, perdendo la vita sul colpo. La famiglia stava tornando a Villachiaviche e al momento della tragedia era presente anche il fratello maggiore. Un dramma che lascia nel dolore la famiglia, ma che ha scosso profondamente tutta Cesena.

Yahya aveva una grande passione per il calcio, e la sua società, la Polisportiva Rumagna Calcio, rimasta sconvolta gli dedica un commovente post su Facebook: “Fermo il vento, è fermo il tempo, si è fermata la vita. Non c’è sorriso, non c’è più gioia, non c’è più nulla. Non è tristezza, non è disperazione; è dolore, un dolore che lacera da dentro. Incredulità, rabbia, il terribile senso di impotenza. Yahya non c’è più”, si legge.

“Yahya mancherà a noi, a cui ha regalato la spensieratezza di un bambino di sette anni che amava correre dietro a un pallone; mancherà ai suoi compagni, con cui ha condiviso purtroppo solo pochi momenti di gioco; mancherà ai suoi amici, mancherà ai conoscenti, mancherà un po’ a tutti. Impossibile trovare le parole adatte per cercare, solo cercare, di confortare la sua famiglia. Vi pensiamo, Vi abbracciamo. Ci stringiamo forte a Voi, con la consapevolezza che niente sarà più come prima. Ci stringiamo forte a Te, Alaeddine. Si è fermata una vita, il mondo tutto soffre con Voi”.

In queste parte, come padre di un bambino di 12 anni, mi sento impotente, fragile più che mai, e non c’è un solo giorno che mi rivolgo a Dio per scandire una preghiera a protezione di mio figlio quando lo immagino pedalare lungo Martorano, luogo in cui piloti di rally sfrecciano in modo incosciente, ai quali andrebbe ritirata la patente a vita, ma in questo paese e spesso impuniti riescono a guidare ubriachi, drogati.

Mi chiedo: “Dio al quale mi rivolgo perché continuo a credere che esiste, dov’era mentre Yahya con la sua spensieratezza era già diventato un angelo?” E, perché in quella frazione di secondo transitava l’autobus? Un destino fatale che non fa dormire alla notte e che mai più, per la famiglia, gli amici di calcio, sarà tutto come prima.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto ImagoEconomica

Il Direttore Editoriale Carlo Costantini

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