Dodicesimo posto in classifica, a quota ventiquattro punti, sei le vittorie, altrettanti i pareggi, sette le sconfitte, mentre lo score delle reti dice ventidue segnate e ventisette subite; queste le cifre del girone d’andata bianconero, tra un avvio che peggio non si poteva ed un’alternanza di alti e bassi giustificabile con i tanti giovani in rosa e con la medesima rivoluzionata rispetto a quella della promozione, allenatore compreso.
Sta tutta qui la prima metà del campionato, quando manca una settimana appena alla ripresa dei giochi? I numeri ovviamente dicono tante cose, e spesso non lasciano scampo ai sogni, ma altrettanto ovviamente non considerano che la realtà non è fatta solo di numeri ma, come in questo caso, anche di persone, siano essi dirigenti, tecnici, calciatori, i cui errori (eventuali) e le cose ben fatte, finiscono poi per determinare quello che oggi è il Cesena e la sua stagione.

Certo, da neopromossa, la strada è lunga e difficile, anche considerando la rivoluzione estiva ed il ripartire praticamente a zero, affidandosi ad un nuovo allenatore e confermando pochi dei protagonisti della Serie D; il calcio d’agosto raccontava un Cesena che riempiva di speranze, ma poi agosto è finito e sono arrivati i primi rovesci, spuntate le prime magagne ed, immancabili, le polemiche che accompagnano i momenti negativi.
Il Cesena, in realtà, ha fatto (a mio modesto parere) sin qui quello che c’era da aspettarsi, considerato anche che la C è un campionato per nulla facile, con le cose buone e meno buone che ci si possono attendere dai giovani, con qualche calciatore che ha fatto bene, magari anche meglio del previsto, ed altri che invece sono stati al di sotto delle aspettative, con scelte non sempre azzeccate anche da parte dell’allenatore e qualche atteggiamento evitabile, che (è un’impressione) spesso ha creato ancor più confusione di quella già esistente.
Nel campionato di tutti ci sono momenti positivi ed altri meno, sta poi nel vedere qual è il vero valore del gruppo nel suo insieme (non solo i calciatori) a determinare i risultati, cercando di tirare fuori il meglio di ognuno, cosa non facile e per nulla scontata, anche là dove l’esperienza e la carriera dovrebbero servire a fare la differenza.

Non so se il Cesena sia da play off, personalmente credo di no, resto però convinto che si possano fare cose buone e, soprattutto, mettere le basi per il futuro, a patto che tra qualche mese non si ricominci tutto da zero; la rosa non va smantellata nuovamente e l’allenatore va confermato (piaccia o meno), proprio per dare continuità, la prima cosa che serve per rilanciare ambizioni ed aspettative.
Cesena è una piazza dove si può lavorare bene e tranquilli; certo non mancano le pressioni, ma quelle ci sono dappertutto, mentre non facilmente si trovano il calore ed il seguito che mai vengono meno qui in terra di Romagna e se qualcuno si spaventa per questo, allora deve cambiare mestiere, giocare a Fifa o, al massimo, al Subbuteo!

Una settimana e si riparte con la trasferta di Pesaro, magari per ribaltare quella serata d’andata in cui una Vis parsa spesso in balia dei bianconeri e per lunghi tratti incapace di creare anche solo il “pensiero” di un problema, espugnò il Manuzzi, tra l’incredulità di chi era sugli spalti o davanti al televisore, nel vedere tre punti scappare via, un regalo da Natale anticipato, una di quelle partite che anche a distanza di un girone si fatica a digerire.

Ecco, è ora che il Cesena si prenda qualche rivincita, play off o non play off, perché è da queste cose che devi cominciare a creare il futuro, magari ricordandosi anche di parlare il meno possibile, perché se è legittimo esternare speranze ed ambizioni, è altrettanto vero che dopo può sempre esserci un… Fano qualunque (con quattro schiaffoni) a riportarti, in malo modo, sulla terra.

Buon girone di ritorno, caro Cesena e buon 2020.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Luigi Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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