Dopo il fallimento dell’A.C. Cesena Spa, il mugugno dell’ex Sindaco Lucchi, una strategia strizza cervelli per salvare in extremis solo i colori della città e non quelli del calcio puro attraverso i campi di Martorano, quasi tutti hanno pensato che la politica comunale avrebbe in modo straordinario fatto proseguire la tradizione con il passato e che la storia del cavalluccio sarebbe continuata a lunga vita attraverso un piano strategico.
Quale?, ci siamo sempre chiesti? Forse per non morire del tutto si è cercato all’interno di un imbuto un salvagente senza una programmazione adeguata, fatti da uomini adeguati al calcio che conta. Si è festeggiato per la promozione in serie C con Giuseppe Angelini, vorremmo proprio vedere se fosse stato il contrario per un blasone come Cesena… era il minimo che si potesse ottenere dopo tanti proclami. E poi, proprio l’allenatore che ha vinto e magari non convinto a coloro che stanno ai vertici bianconeri è stato rimpiazzato da Modesto. Di male in peggio, insomma.

Poi altri fattori che hanno spezzato di fatto la tradizione con il passato sono: in primis certi paroloni apostrofati dal d.s. Alfio Pelliccioni; dove, secondo lui, a Cesena si gioca con la pressione addosso, ma dove…?, Piuttosto ci si venga a confrontare… che gli spieghiamo la passione che si vive in questa città dal 1940…, invece di fare censurare insieme a Martini, addirittura la bocca ai calciatori nella trasmissione sportiva condotta da Flavio Bertozzi. La libertà di stampa fa parte dei patti Lateranensi (accordi sottoscritti tra il Regno d’Italia e la Santa Sede), di Roma e Milano. E’ Un modo antidemocratico di porsi, anche quando possono piovere addosso critiche costruttive per opinioni diverse per il solo fatto che il Conte De Feudis sia relegato troppo spesso in panchina… Ma non scherziamo davvero, si guardi piuttosto il gioco scarso della totalità della squadra?
Si faccia scendere i campo i propri “dipendenti” come se dovessero andare in battaglia per scalare il fronte della Rocca Malatestiana… e si cambi il timoniere immediatamente per raddrizzare la rotta, perchè con questo navigare (e lo stiamo dicendo dalla quinta giornata), il barcone sostenuto da “Pubblisole” potrebbe affondare.

In seconda battuta, ciò che lascia veramente perplessi, oltre a non saper leggere con oculatezza le partite è il comportamento in panchina dell’allenatore, che più che un tecnico di sana cultura tecnica, dimostra segnali di poca razionalità. Il calcio è studio, preparazione, disciplina, ordine e non un tendone da circo. Per carità di Dio, ogni tanto qualche rimbrotto non guasta mai, ma esercitare movenze sceniche alla giocoliere, all’illusionista che non rappresentano il valore del pallone, allora si capisce perchè la squadra non ha un suo equilibrio in campo ed è sempre nervosa, frenitica nel affrontare l’avversario.

Insomma si è spezzata anche la tradizione dell’eleganza di Maciste Bruno Bolchi, grosso, forte, energico, ma composto sulla panca. Si è spezzata la tradizione di uomini gentili comne Gigi Radice, Pippo Marchioro e se vogliamo dello stesso Bisoli che ne aveva da dire più in sala stampa che in campo sempre vigile a due passi dai ragazzi bianconeri.

Modesto, scrivono altri colleghi dell’ordine giornalistico, dopo la sconfitta interna con il Sudtirol, avrà le ore contate e che il derby a Ravenna è l’ultima spiaggia. Francamente la scelta di un eventuale esonero rischia di essere tardiva.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Luigi Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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