Quando le ralazioni extragoniugali finiscono nei peggiori dei modi con minacce, danneggiamento e lievi lesioni all’amante della moglie.
I fatti risalgomo a marzo scorso, quando da diversi mesi si consumava la storia tra i due del tutto nascosta al marito imprenditore cesenate di sessant’anni, titolare assieme alla moglie di un noto locale molto frequentato in città e frequentato dallo stesso amante
Tutto scatta quando gli amici più stretti mettono al corrente il marito, lui rimane attonito perchè non aveva mai notato strani comportamenti della consorte e nemmeno i figli. Il marito, allora insospettito inizia a pedinarla facendo attenzione a tutti i suoi spostamenti. Per alcune settimane non accade nulla di strano con la moglie che si reca a fare la spesa quasi tutti i pomeriggi, fino a quando arriva l’amara sorpresa. Dopo la spesa la donna invece di prendere la via di ritorno verso l’abitazione, si dirigeva in collina in un parcheggio isolato e lontano da casa per poi salire a bordo dell’auto dell’amante.
A quel punto, in una frazione di secondi al marito sono svanite tutte le certezze di una vita, oltre che la profusione per la fedeltà coniugale, avvicinandosi alla macchina del rivale con tono minaccioso dove i due amanti si stavano piacevolmente intrattenendo. Perdendo la testa è scoppiata una lite violenta a suon di offese e minacce. Pochi giorni dopo è andato poi a casa dell’uomo e con un bastone si è scaraventato contro di lui causandogli lievi lesioni.
La donna, dal canto suo si è giustificata dicendo che ormai erano anni che il marito la trascurava e che aveva avuto un momento di sbandamento per chi invece l’aveva corteggiata. I due si sono separati, ma il marito ha continuato a nutrire una profonda gelosia. Tant’è che, quando ha trovato la macchina dell’amante sotto casa di lei, non ci ha pensato due volte a darle fuoco.
Ieri in tribunale a Forlì la donna ha sostenuto che i rapporti con l’ex marito ora sono tranquilli. Gli avvocati Alessandro Sintucci, Nico Bartolucci e Antonio Baldacci hanno patteggiato col pubblico ministero la pena di 1 anno e 11 mesi.