Il 21 aprile 1940, il conte Alberto Rognoni all’epoca appena ventunenne, Renato Piraccini, Arnaldo Pantani, ebbero l’idea geniale di creare una società calcistica con gli stessi colori dello stemma cittadino. Ai tre fondatori, si aggiunsero il dott. Montemaggi, il dott. Sarti, l’ing. Mazzotti, Pio Zangheri, Bonoli e Giugni che insieme costituirono il primo consiglio direttivo della nuova società. Era un pomeriggio soleggiato e dopo una lunga riunione, con un brindisi di Albana dei colli romagnoli, dentro la casa del Fascio ubicata in corso Umberto I, Giuseppe Ambrosini decretò la nascita ufficiale dell’Associazione Calcio Cesena (A.C. CESENA).

Come presidente che ottiene la totalità dei voti viene eletto Rognoni, mentre Piraccini assume il ruolo di direttore sportivo, e Pantani, il più esperto di calcio, quello di allenatore-giocatore. L’affiliazione della società alla FIGC avviene l’8 agosto, e contestualmente viene effettuata anche l’iscrizione al campionato di Prima Divisione.

Al termine della sospensione di tutti i campionati di calcio per le attività belliche dal 1943 al 1945, dopo aver preso parte al campionato misto Serie B-C dell’Alta Italia, il Cesena viene ammesso d’ufficio alla Serie B nel 1946-1947. A soli 6 anni dalla fondazione, dunque, il “Cavalluccio” si ritrova a disputare un campionato cadetto; l’esperienza si rivela però poco fortunata, e termina con la retrocessione in Serie C, dopo essersi piazzati all’ultimo posto in classifica del girone, che comprendeva squadre più blasonate all’epoca come la Lucchese, il Padova e l’Hellas Verona.

Nel 1964 inizia una nuova era quella di Dino Manuzzi, la serie A e la qualificazione alla Coppa Uefa. (potrei scrivere un poema… ma è già sufficiente affinchè altri possano ricordare)

Nel 1980 Viene nominato presidente Edmeo Lugaresi che prosegue in modo encomiabile la crescita dell’A.C. Cesena Spa e in una sola stagione con Osvaldo Bagnoli conquista la massima divisione. Nel suo dna, lo stesso di suo cugino, l’investimento prioritario era rivolto al settore giovanile, il creare un bacino di giovani promesse per la prima squadra e le società di calcio più titolate per ottenere proventi. La sua presidenza rimane incarico per ventidueanni. (potrei scrivere un libro… ma è già sufficiente affinchè altri possano ricordare).

Il 21 dicembre 2007 Igor Campedelli acquista la maggioranza e dopo il saluto di Fabrizio Castori, arriva sulla panchina del Cesena uno sconosciuto Pierpaolo Bisoli a costo zero si può dire. Dopo i miracoli degli anni passati e di una grande risonanza a livello internazionale dei colori bianconeri del cavalluccio, ne arrivano altri due in sole altrettanti stagioni. Dalla serie C, il cinghiale di Porretta, porta i suoi ragazzi direttamente in serie A. (potrei scrivere non un volume, un’enciclopedia… ma è già sufficiente affinchè altri possano ricordare).

Il 7 dicembre 2012, Igor Campedelli decide di rassegnare le dimissioni dalla carica di presidente della società e di ripassare la mano al suo predecessore Giorgio Lugaresi. La stagione 2013-2014 comincia positivamente, alla fine del campionato il Cesena ottiene il quarto posto della classifica, conquistando l’accesso ai play-off. Nella semifinale i bianconeri riescono a superare il Modena, con una vittoria per 0-1 all’andata al Braglia e un pareggio per 1-1 al ritorno al Manuzzi; quindi sconfiggono in finale il Latina, con una doppia vittoria per 2-1, sia in casa che al ritorno in terra laziale. Il 18 giugno 2014, dunque, i bianconeri ottengono la quinta promozione in Serie A della loro storia, dove ritornano dopo due anni di assenza. A fine stagione il presidente Giorgio Lugaresi dichiara che il debito societario è stato abbattuto del 30%, ovvero i 35 milioni lasciati in corso d’opera da Igor Campedelli, si aggirano intorno ai 27 milioni di euro; grazie alla nuova promozione in Serie A, che porta nuove risorse economiche. Il futuro della società sembra essere meno in pericolo. Ma non sarà sufficiente per risanare le perdite di bilancio. Giorgio Lugaresi fa un appello al Sindaco Lucchi per avere vicino alla società bianconera, le aziende più fiorenti del territorio, per abbattere in gran parte il debito e continuare a fare calcio senza patemi d’animo. Le grandi imprese cesenati rimangono al palo, si prestano a qualche contributo pubblicitario. Finisce qui la vera storia del Cesena calcio, del cavalluccio, fatta da tantissimi uomini capaci (non posso elencarli tutti) di fare aggregazione, di avere passione e in alcuni anni difficili di indebitarsi personalmente per l’amore indissolubile nei confronti di quel figlio che è cresciuto dal nulla.

Nel 2018: La rifondazione e la “fusione” con il Romagna Centro. Ma questa è un’altra storia, diversa, che sul campo si deve ancora compiere per raggiungere gli alti livelli. E, se era meglio il fallimento di questa dirigenza… la prudenza, mi insegna a scrivere, che prima di rivedere il Cesena Fc in serie A, ci vorrà il grande contributo dell’Orogel, della Technogym, dell’Amadori a pieno titolo o la garanzia dello Stato in tempo di coronavirus. Altrimenti la polmonite calciofila romagnola non passerà così in fretta.

Chiudo. Il comunicato apparso dall’attuale società, ha una forma di comunicazione distratta.
Bastava nominare i tre fondatori, perchè se nomini Albertino Bigon devi mettere in elenco anche Azeglio Vicini; e, se citi Massimo Agostini, devi ricordarti di Giuliano Bertarelli… Con ciò si è dimostrato di non avere continuità, perchè continuità non esiste finchè il cavalluccio rimane in asta e sul campo non si fanno risultati eclatanti.
Ma essendo il Cesena Fc ai primi passi avrà modo di scrivere la sua storia… Ma non quella che si è scaturita a suon di processi sportivi alla Biscardi, anche dentro un capanno da pesca che ancora oggi è appoggiato sugli scogli di Cesenatico… dove Ettore il figlio del Conte viene di tanto in tanto a pescare ciò che il mare Adriatico dona.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Valerio Casadei

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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