Questo girone del campionato di serie D profuma d’incenso e come cesenate mi vergogno di vedere quello che viene definito il nuovo Cesena, giocare in campi sconosciuti. Sara’ una rottura di coglioni, una porcata, una mortificazione lunga un anno. Figuriamoci poi se la squadra non terminasse la stagione in testa alla classifica quanta umiliazione peserebbe nel centro di gravita’ permenente per la tifoseria e la citta’.

Coloro i quali hanno portato il Cavalluccio a sprofondare in acque torbide meritano di finire negli abissi come relitti dimenticati dal tempo.

Avezzano, Agnognese, Matelica, Sangiusteso, Pineto e via di questo passo, ma che formazioni sono, siamo mica finiti del tutto su di un pianeta sconosciuto al mondo.
Qui non c’e’ ne sapore di sale ne sapore di mare per il cavalluccio, ma solo il tempo dei giorni che passano pigri e alla distanza stancano, come le alghe. Il mondo cade a pezzi in questi gironi e la temporalita’ dell’uomo, l’arte del pallone si sgonfia nella musicalita’ del sono solo parole, ma di bello e concreto non si vedono effetti luminescenti.

Mi semto talmemte morto dentro, e penso che quella vita del Rc Cesena non mi rappresenta fino al punto che il bello che sembra perfetto, non c’e’ piu’. Rimango nella mia malinconia, nella mia depressione, finche’ Marino Vernocchi non mi citofona.
E’ l’unico che puo’ stimolarmi a ricreare il Cesena del 1940 insieme a tanti altri amici imprenditori pronti ad una nuova fondazione.

La morale e’… fai intanto quel che puoi Rc Cesena…, siamo tutti addolorati e se non sali, probabilmente troverai nella prossima stagione una antagonista cittaddina.
A Cesena occorre una rinascita repentina senza perdono con il marchio base che andra’ all’asta e a quel punto si potrebbe aprire un nuovo scenario che fara’ parlare di un giallo.

Il Direttore editoriale Carl0 Costantini – Foto Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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