Nove anni di reclusione per l’ex attaccante del Milan Robinho – pseudonimo di Robson de Souza Santos – un ex calciatore brasiliano che fu indicato all’epoca da Pelé come suo “erede”. Il verdetto della Corte di Cassazione rende definitiva la condanna per stupro di gruppo, emessa dalla Corte d’appello di Milano nel 2019. La suprema corte ha confermato la sentenza di secondo grado anche per l’altro imputato, Ricardo Falco, amico del calciatore. “Il problema ora diventa di natura anche politica – il commento dell’avvocato Jacopo Gnocchi, legale di parte civile – visto che entrambi i condannati si trovano in Brasile”. Secono le indagini la violenza fu consumata dall’ex calciatore rossonero con altre 5 persone, delle quali quattro irreperibili.

Lo stupro di gruppo
Secondo le indagini, il 22 Febbraio di 9 anni fa, l’ex calciatore, mentre era con la moglie, ha incontrato la vittima, una 23enne, in una discoteca della movida milanese. La giovane stava festeggiando il suo compleanno nel locale. Dopo avere riaccompagnato la consorte a casa, Robinho è tornato sul posto e assieme ad altri amici ha commesso la violenza di gruppo: dopo aver fatto bere la vittima fino a renderla incosciente, il branco l’ha violentata nel guardaroba del locale.

“Epilogo giudiziario ingiusto”
“Attendiamo di leggere le motivazioni: trovo questo epilogo giudiziario gravemente ingiusto”. Il commento dell’avvocato Franco Moretti, difensore di Robinho.

A cura di Roberto D’Orazi – Foto Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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