Non doveva ‘toccare‘ con le indagini Piero Amara perché doveva essere convocato al processo Eni-Nigeria e gli accertamenti sui profili di calunnia per le sue dichiarazioni sulla loggia Ungheria dovevano rimanere fermi per non comprometterlo come teste. E’ in sintesi quanto avrebbe denunciato il pm di Milano Paolo Storari alla Procura di Brescia che lo ha indagato per rivelazione del segreto di ufficio per aver consegnato al Csm i verbali dell’avvocato per tutelarsi dall”inerzia” dei vertici del suo ufficio.

Storari avrebbe detto che per gli stessi motivi sarebbe stato preservato anche Vincenzo Armanna, grande accusatore al processo.

In arrivo altre carte – E’ attesa in Procura a Brescia la documentazione, chiesta con acquisizioni in vari uffici, nell’ambito dell’indagine in cui il procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro sono indagati per rifiuto di atti di ufficio in relazione al processo sul caso Eni/Shell-Nigeria e alla gestione dell’imputato e grande ‘accusatore’ Vincenzo Armanna. Indagine che ha portato anche il Ministero della Giustizia a muoversi tempestivamente attraverso l’ispettorato con la richiesta di documenti “al fine di una corretta ricostruzione dei fatti”.

Tra le varie carte chieste dal procuratore della Repubblica Francesco Prete, oltre che ai diretti interessati, i cui pc peraltro sono stati oggetto di una perquisizione, e al pm Paolo Storari che, interrogato per due volte nel mese scorso, ha segnalato le anomalie, ci sono anche le motivazioni della sentenza con cui il Tribunale ha assolto tutti gli imputati per la vicenda nigeriana. Sentenza a cui il presidente del collegio della settima sezione penale Marco Tremolada avrebbe allegato anche una nota per tutelarsi in relazione all’iniziativa portata avanti nel corso del processo dai due pm, che chiesero di far entrare come teste nel dibattimento Piero Amara. Senza, però, informare i giudici sul fatto che nel frattempo era stato inoltrato ai colleghi bresciani, a inizio 2020, un passaggio di un suo verbale che gettava gravi ‘ombre’ sullo stesso Tremolada.

Il fascicolo a Brescia fu archiviato. Riguardo, invece, a quel che hanno sostenuto De Pasquale e Spadaro in una nota inviata al procuratore di Milano Francesco Greco il 5 marzo di quest’anno e nei giorni scorsi ai pm bresciani, per esprimere le loro valutazioni “critiche” sul materiale probatorio su Armanna raccolto da Storari, risulta che non si sarebbe trattato di atti, come sono stati definiti dai due pm, “informali”. In particolare, la relazione degli investigatori in cui si parlava pure di chat ‘manipolate’ dall’ex manager di Eni e dalle quali comunque risultava un versamento di 50 mila dollari a Isaac Eke, convocato in aula come teste per confermare le sue accuse, avrebbe avuto in realtà tutte le caratteristiche dell’ufficialità.

Il Ministero della Giustizia ha avviato un’inchiesta amministrativa, sulla vicenda del processo Eni-Nigeria. Dopo la diffusione di notizie in merito all’iscrizione nel registro degli indagati di due pm della Procura di Milano e alla luce del deposito delle motivazioni della sentenza del Tribunale di Milano, il Ministero ha chiesto all’ispettorato di svolgere accertamenti preliminari, al fine di una corretta ricostruzione dei fatti, attraverso l’acquisizione degli atti necessari.

A cura di Renato Lolli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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