Alcuni ragazzi del Beccaria “non ce la fanno più, pensano di non avere niente da perdere“. Lo afferma al Corriere della Sera don Claudio Burgio, fondatore della comunità Kayros di Vimodrone e cappellano del carcere minorile da cui il giorno di Natale sono evasi sette ragazzi. Ieri a Sesto San Giovanni è stato rintracciato il quarto giovane mentre continuano le ricerche degli altri tre.

Il cappellano ha spiegato al quotidiano che alcuni ragazzi non ce la fanno più, pensano di non avere niente da perdere, sono provocatori a livello verbale, temono nuovi trasferimenti in carceri lontane. Spesso alla richiesta di farmaci per calmarsi o dormire la notte si acconsente, ma anche la medicalizzazione, se diventa eccessiva, è un rischio: quando escono e tornano a casa o in comunità sostituiscono gli ansiolitici con le sostanze, pericolose a maggior ragione in presenza di disagi psichici”.

Secondo don Burgio “dovrebbero riprendere a questo proposito laboratori trasversali e incisivi che informino sui danni dell’alterazione artificiale. I problemi sono molti, bisogna affrontarli uno ad uno con coraggio e spirito positivo, insieme a loro“.

Secondo il fondatore della comunità Kayros le giornate dei ragazzi sono “troppo vuote, in particolare nei periodi di vacanza“. Le attività, infatti, soprattutto dopo il Covid, sono state “ridotte e si svolgono quasi solo all’interno delle sezioni, per la paura e la fatica organizzativa di trasferire in sicurezza e gestire gruppi di giovani in cortile o in palestra e teatro, luoghi peraltro ristrutturati e bellissimi che è un peccato non utilizzare con regolarità“.

Per quanto riguarda gli agenti, per Burgio “sostengono uno sforzo enorme, ma cosa deve succedere perché il ministero capisca che serve rafforzare l’organico e dare più stabilità al personale in continuo turnover?

A cura di Elena Giulianelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui