Mi sembra un miracolo e un privilegio aver trascorso 42 anni di carriera nel mondo del cinema. Soprattutto oggi che si consuma tutto con grande rapidità. Oggi, per un attore, è difficile entrare nel cuore delle persone, il pubblico degli anni ’80 e ’90 non c’è più.
I giovani usufruiscono dei film in modo diverso, con gli smartphone, ma io spero che la sala non muoia mai, con la sua aggregazione”.

Così Carlo Verdone, attore e regista, oggi a Pistoia al film festival ‘Presente Italiano’ che gli ha dedicato una retrospettiva e una mostra fotografica dei suoi film. “Ognuno se lo guarda come vuole – ha aggiunto rispondendo alle domande del pubblico -, ma il cinema, con il suo racconto, ha ancora più anima delle serie tv. Nelle serie girano 15 minuti al giorno e c’è molta post-produzione. Molte serie sono scritte benissimo, ma il cinema d’autore è un’altra cosa”. Verdone, spiega una nota, ha poi raccontato la sua carriera: “Ho cominciato con Sergio Leone e mi hanno insegnato cosa vuol dire sceneggiare un film”.

E a chi gli ha chiesto cosa cambierebbe della sua carriera, il regista e attore ha risposto: “Io non cambierei niente della mia carriera, anche se il giudice supremo è sempre il pubblico. Ogni film mi è servito per affrontare quello dopo con maggiore concentrazione e coraggio. Serve prendere un gradino male, serve per prendere salita nella maniera migliore.

Io non mi ritengo grande autore, scrivo commedie, ma ho sempre lavorato con serietà”. E poi sulla comicità nei cinema ha aggiunto: “Sorrentino? Mi ha chiesto di fare quel ruolo lì ne ‘La Grande Bellezza’ e mi chiese di mettere un po’ della mia anima.

Quindi ben venga una proposta non comica, magari un film drammatico ma deve essere consistente e venire incontro alle mie corde. I miei film comici hanno tanta malinconia”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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