CARLA FRACCI

Rita Levi Montalcini diceva: mai andare in pensione e aveva cento anni.
Soleva ripeterlo spesso Carla Fracci, quando le si chiedeva quando avrebbe smesso di ballare.
E osservava l’interlocutore un po’ come se le avessero chiesto quando intendeva smettere di respirare, citando Marta Graham che a novant’anni andava ancora in scena” e aveva un significato”.

D’altronde la danza e’ stata la parte essenziale della sua vita fin dai 10 anni (era nata il 20 Agosto 1936), figlia di un tranviere, e nel 1946 a guerra appena finita,era entrata nella scuola di ballo della Scala.
Quella era diventata la sua “casa”.
Casa che ha frequentato fino all’ultimo, tenendo a fine gennaio, due masterclass su Giselle ai ballerini del teatro.

Giselle, nel 1958 fu il balletto che la rese insuperabile, ma tanti sono i titoli da Romeo e Giulietta, alla Sonnanbula, da Excelsior a Medea, duecento personaggi, tutti studiati minuziosamente, tutti non solo danzati, ma recitati.

La “Duse della danza” cosi’ scrisse di lei il New York Times, perche’ il suo talento varco’ presto i confini dell’Italia per raggiungere il Sud America, Stati Uniti, Giappone.

La sua fama e la sua grazia furono tali che Eugenio Montale le dedico’ una poesia “ La danzatrice stanca” , inserita nel diario del ’71 e del’72, uscito nel 1973.
Ci sarebbe un gran bisogno oggi della sua leggerezza senza debolezza!

In mezzo a vip e influencer senza vergogna, a caccia di attenzione e compassione ,vedere le sue immagini degli anni Sessanta e scoprire che era anche una ragazza molto bella ci fa domandare se e’ ancora possibile essere cosi’.
Non ho una risposta, posso solo dire che il suo praticare una disciplina durissima senza mai smettere di sorridere, e dunque il suo essere agli antipodi del vittimismo odierno, di questi ricchi e ricche dedite al lamento, che raccontano malattie, problemi personali, antiche molestie, talvolta ahime’anche per estorcere attenzione, mi appare francamente ridicolo.

E’ stata non solo una grande maestra di danza, ma pure una grande maestra di vita!
Il suo volto era limpido, romantico , eppure trasformista. Un corpo espressivo, drammatico, capace di dare vita a personaggi mirabilmente sfaccettati, un’icona, un simbolo, un artista e una donna battagliera.

Fu cantata non solo da Montale, ma amata anche da Eduardo, da Visconti, una donna abitata da un credo indefesso nella capacita’ della danza di far crescere le persone, di dar loro spessore.
Per Carla essere artisti significava capire profondamente, quando si recita un ruolo, i sentimenti, lo stile, il portamento, ma anche avere l’umilta’ ogni giorno di ricominciare da capo. “…Tutte le mattine si ricomincia, dalla prima posizione, e si continua, si continua….”

Tenacia, gentilezza, leggerezza: e’ volata via dopo una vita in volo perpetuo, ci ha lasciato stupiti, in punta di piedi, come Giselle, spirito che resta con noi, riempie il palcoscenico e i nostri cuori, come la sua energia mai sopita, che ci ha catturato e affascinato , che ci ha fatto sentire ricchi di tutta la sua storia, che e’ la storia del balletto, leggendario modello e fonte di ispirazione di tutte le generazioni di ballerine.

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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