Dopo il periodo delle ferie, i campionati tornano a bussare. Troveremo gli spettatori negli stadi o si andrà avanti fino all’ultimo con le partite a porte chiuse?

Tutto è bene quel che finisce bene. Infatti, non era per nulla scontato, anzi, va dato atto a chi si è battuto senza risparmio di rischi perché il campionato ripartisse e arrivasse a conclusione. Peccato che, per una volta, gli indici d’ascolto e di gradimento, di solito assai divergenti tra loro perché dove c’è quantità raramente c’è anche qualità, e viceversa, abbiano coinciso. Ovviamente al ribasso perché il pubblico davanti alla tv, poiché allo stadio non poteva esserci, ha capito che si giocava per forza e non per amore.

Così avendo tutt’altro cui pensare nello scenario più drammatico dal dopoguerra a oggi, non ha particolarmente gradito. Poi ha preso atto di come si giocava, che genere di calcio andava in scena, e a questo punto ha gradito ancora meno. Lasciando le pay-tv con il loro bravo cerino in mano, a cantarsela e suonarsela. Perché un conto è la comprensione su cui puoi provare a intervenire, altro la passione, poiché al cuore non si comanda.

Detto ciò cosa ci aspetta alla ripartenza dei campionati? Dalla seconda metà di settembre avremo sicuramente una stagione iper-compressa (Covid-19 permettendo) e il non trascurabile problema di ridare slancio a una passione popolare che si direbbe un po’ sbiadita. L’ipotesi sono 35mila spettatori negli stadi più grandi, 10-15mila in quelli più piccoli. Questo è il progetto, e la speranza della Lega.

Gli esperti, aiutati da un pool d’ingegneri, hanno confezionato un dossier di 300 pagine consegnato al ministero della Salute e al CTS. Vale a dire a chi dovrà decidere. La parte più delicata del progetto è il flusso e deflusso negli stadi, migliaia di persone che vanno disciplinate e devono muoversi rispettando severi protocolli. Sicuramente non sarà facile. Molti stadi sono vecchi e fatiscenti.

Lo studio della Lega ovviamente ha tenuto in considerazione tutti gli impianti, poi competer ai club adattarsi alle nuove esigenze. La Lega ha previsto una forbice che va dal 25 al 40 per cento della capienza. Come detto, gli stadi più grossi potrebbero avere sino a 30-35mila spettatori, quelli più piccoli si fermerebbero a 15-20mila. Poi come fare con gli abbonati? Questo è un compito che toccherà ai club: l’ipotesi prevede niente abbonati ma solo biglietto online, anche se il calcio con i suoi tifosi è un’altra cosa, un altro spettacolo.

La sensazione è che la riapertura degli stadi continuerà su quella linea di prudenza che è stata seguita finora con la speranza che a settembre – alla partenza del campionato – sia trovato il modo di riaprire gli impianti al pubblico, così come ha spiegato il ministro per le Politiche giovanili e lo Sport al question time al
Senato rispondendo a un’interrogazione sulla riapertura degli stadi di calcio. Al contrario il Dpcm (Decreto presidente del consiglio dei ministri) dell’8 agosto prevede che a settembre gli stadi non siano aperti al pubblico per i campionati maggiori. La partecipazione del pubblico sarà consentita solo per singoli eventi sportivi di minore entità, che non superino il numero massimo di 1.000 spettatori per gli stadi all’aperto e 200 spettatori per gli impianti sportivi al chiuso.

E’ vero che negli stadi c’è molto spazio, ma a oggi è considerato molto rischioso gestire un numero così elevato di persone con i controlli necessari agli ingressi.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Getty Images

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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