La recitazione può essere un ‘male’ di famiglia? La risposta è si, quando cresci di fianco a uno degli attori più conosciuti e stimati a livello italiano e non solo. Stiamo parlando del grande Lando Buzzanca e quello che è cresciuto al suo fianco, cibandosi di pane e spettacolo, è suo figlio Massimiliano (classe 1963), da Roma. Massimiliano è arrivato tardi nel mondo della recitazione, ma quando ha varcato quella porta e ha capito in prima persona cosa volesse dire recitare, non ha più smesso. Infatti, Massimiliano Buzzanca è uno dei protagonisti del film “Girotondo”, uscito da poco nelle sale, in cui interpreta, addirittura, quattro personaggi diversi.

Massimiliano, da quanto fa l’attore?
‘Vorrei risponderti da una vita, perché in qualche modo ho passato buona parte della mia vita a recitare il ruolo dell’avvocato, per far contenti i miei genitori… in realtà la prima scrittura l’ho avuta nel 2001, in un film girato in inglese che non è mai uscito nelle sale.’

Questa passione le è stata trasmessa da suo padre?
‘Probabilmente sì, è l’atmosfera che ho respirato sin da bambino a casa, leggevo di nascosto i copioni di mio padre quando avevo appena otto anni e quando vedevo i film in televisione con papà, lui mi faceva vedere i pregi e i difetti degli attori, della regia e, addirittura i diversi stili di fotografia delle pellicole… insomma io ho incominciato molto piccolo a ‘studiare’ all’Accademia Lando Buzzanca, spero di aver imparato qualche cosa.’

E’ stato, per così dire, ingombrante, per quanto riguarda la sua carriera, portare il cognome Buzzanca?
‘Più che ingombrante, non è facile portare cognomi così importanti. Penso a Gianmarco Tognazzi, Alessandro Gassmann, Luca Lionello, Adriano Giannini e ai tanti figli d’Arte che si sono avventurati in questo mestiere. Sicuramente, parlo per me, è stato abbastanza complicato inserirmi in questo mondo, soprattutto perché ci sono arrivato con qualche anno di ritardo e con un po’ di ‘remore’ da parte di mio padre che non aveva alcuna voglia di vedermi calcare le scene, anche se, come mi hanno confidato molti colleghi, si è dovuto ricredere, tanto che oggi è uno dei miei fan più accaniti.’

Da chi ha imparato di più? Immagino da suo padre…
‘Con papà è stato un furto costante, d’altronde questo è un mestiere in cui rubi da chiunque e ogni volta che puoi. Inoltre, anche se non voleva, mi ha anche insegnato a capire quando c’è da rubare e come farlo senza farsi notare, insomma posso considerarmi molto fortunato sotto questo punto di vista.’

Mi parli un po del film Girotondo… che esperienza è stata?
‘Girotondo è stata una bella esperienza. Devo ringraziare Tonino Abballe che mi ha dato la possibilità di interpretare quattro personaggi diversi in un unico film, così lontani dal mio modo di essere. La storia è asciutta, a tratti anche crudelmente cinica, ma nello stesso tempo è romantica e ne esce un incredibile amore verso l’AMORE nonostante si parli di violenze fisiche e psicologiche nei confronti delle donne e anche perpetrate dalle donne. In alcuni momenti mi sono anche vergognato del mio essere uomo, visto il comportamento che molti di noi hanno nei confronti dell’altro sesso.’

Quali sono i suoi obiettivi per quanto riguarda la recitazione?
‘Gli obiettivi, cavolo che domanda complicata, il mio mestiere è quello di dare emozioni positive e negative, far ridere, quando c’è da ridere e commuovere, se il testo lo prevede cercare di migliorare ed essere il più naturale possibile, mostrando il personaggio in tutto il suo spessore, senza far intravedere chi c’è dietro la maschera, anche se utilizzi alcuni aspetti del carattere della maschera stessa per farlo. Credo che la risposta più onesta sia far si che il pubblico non esca deluso dal mio lavoro e possa avvicinarsi ai miei lavori sapendo che farò di tutto per non deluderli. In pratica il mio obiettivo riguardo la recitazione è quello di lavorare e faticare sempre di più, un buon proposito, tu che dici…?’

Per diventare un bravo attore, quali caratteristiche bisogna possedere?
‘Talmente tante cose che la lista occuperebbe tante pagine. Non basta il talento, bisogna studiare, arricchire la propria cultura, allenare la memoria, dedizione alla fatica, non avvilirsi mai, neanche davanti ad un insuccesso o ad una brutta critica, lavorare per migliorare e migliorarsi, studiare, studiare, studiare, ma non in maniera scolastica. Per concimare la base delle nostre emozioni, bisogna avere una tenacia ed una pazienza da ‘incursore’, nel senso che bisogna saper aspettare il momento buono anche se per farlo bisogna attendere giorni, mesi, anni. Personalmente io non so se sono un buon attore o meno, il mio obiettivo è quello di migliorare indipendentemente dal mio livello, lascio agli altri giudicare i miei lavori, tanto per farti capire, io non sono mai contento delle mie interpretazioni, noto sempre la possibilità di migliorarsi e di rendere di più.’

E’ contento della carriera che sta facendo o avrebbe voluto qualche cosa di piu?
‘Non si è mai contenti della propria carriera, sarebbe darsi la zappa sui piedi. Certo vincere qualche premio o far si che una propria interpretazione sia stata notata in qualche festival, fa sempre piacere, ma in ogni caso io mi preparo sempre per dare il meglio e per far contento il pubblico, poi il resto non dipende da me. L’importante è avere la coscienza pulita ed essermi divertito in quello che ho fatto, perché in tutto ciò, mi sono dimenticato di dire che questo è un lavoro che mi diverte tantissimo farlo e ancora di più quando so di averlo fatto bene, anzi più lo faccio bene e più mi diverto.’

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui