Avevo da poco finito di scrivere gli articoli sulle partite del sabato e stavo guardando le sintesi degli incontri di Serie B, quando è comparsa la notizia della morte di Davide Astori, il trentunenne difensore, capitano della Fiorentina che doveva incontrare nel pomeriggio l’Udinese, in Friuli.

Un colpo brutto, bruttissimo, perché non te lo aspetti, perché sai che questi ragazzi, per molti versi baciati dalla fortuna, sono costantemente monitorati a livello sanitario e ti sembra siano al riparo da avvenimenti che in realtà fanno parte dello scorrere giornaliero della vita.
Non ho mai parlato con Astori, magari l’ho incrociato, ma non sono un frequentatore assiduo di sale stampa nei dopo partita e dunque la conoscenza è del giocatore, buon difensore, bravo tecnicamente tanto da meritarsi da tempo le attenzioni della Nazionale.

Uno corretto Astori, in campo come nelle dichiarazioni che spesso vanno al di là dell’adrenalina che ancora gira in corpo dopo la fine di una partita; non lui però, sempre pacato, ma ragazzo e calciatore di carattere, e lo dimostra la fascia da capitano viola, un simbolo che non si dà a chiunque e meno che mai veste qualcuno che non sa essere guida ed esempio del gruppo.

Nato a San Giovanni Bianco, in provincia di Bergamo, il 7 gennaio 1987, Davide dopo i primi calci in provincia era entrato a far parte del Settore Giovanile del Milan nel 2001, e da lì era iniziata tutta la trafila, fino ai prestiti al Pizzighettone, nel 2006, e l’anno successivo alla Cremonese.

Nel 2008 Astori era passato al Cagliari in comproprietà, e Cagliari è stata casa sua fino al 2014, in un crescendo che, dopo l’Under 18, lo aveva portato alla convocazione ed all’esordio in Nazionale; difensore centrale mancino, Davide era fisicamente ben dotato, ma pure tecnicamente sapeva il fatto suo, bravo ad impostare l’azione e pericoloso nelle conclusioni.
Nella formazione isolana, Astori era cresciuto non solo come calciatore, diventando il vice di un capitano che a Cagliari è stato ed è ancora un monumento anche oggi che con il calcio giocato ha chiuso: Daniele Conti; Davide sapeva fare da riferimento, essere anche lui compagno a cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà.
Dopo il Cagliari, una stagione alla Roma e quindi la Fiorentina, queste tre stagioni in cui aveva saputo conquistarsi la fiducia ed il ben volere di tutti, nei momenti di gioia, così come quando le cose andavano meno bene e magari era la contestazione a farla da padrona.
Fino a questa notte, quando a quanto pare dalle risultanze immediate, il suo cuore ha ceduto; un cuore da sportivo, quello di un ragazzo giovane ed allenato, cui però il destino ha riservato di fermarsi per sempre, senza preavviso e con lo sgomento che ha colpito come un macigno la giovane compagna e la figlioletta di appena due anni, la famiglia, la sua Società e tutti coloro che lo conoscevano e gli vogliono bene.

Accade quasi sempre, in questi casi, che si parli di chi ci lascia come della persona migliore al mondo, anche quando la realtà non è proprio quella che si descrive; nel caso di Davide Astori la realtà era davvero quella che tutti hanno descritto, perché Davide era prima che un ottimo calciatore, una gran persona, un ragazzo che rappresenta sinceramente quanto di buono può esserci nel genere umano!

Ho sentito tantissime testimonianze di chi lo ha conosciuto e tantissima emozione e costernazione nelle voci e nei volti di coloro che, nonostante la grandissima sofferenza, hanno voluto salutare e ricordare Davide; tanta gente che lo ha descritto per quello che era: un ragazzo semplice che la fama, i soldi, non avevano cambiato.

E’ sempre facile cadere nella retorica in occasioni simili, ma credo che nel caso di Davide Astori, del ricordo dell’uomo e del calciatore, ci sia poco di retorico, perché c’è gente speciale in giro anche se non sempre ce ne accorgiamo e non sempre chi lo è fa in modo di darlo a vedere, e Davide Astori speciale lo era davvero e mancherà non solo alla sua famiglia, ma anche a questo mondo del calcio che perde certamente uno che forse non siamo stati capaci di apprezzare fino in fondo.

Ciao Davide, riposa in pace.

Il Direttore responsabili Maurizio Vigliani – Foto Silvano Galassi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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