I conti del turismo italiano, a fine estate, sono solitamente in rosso. A segnare il calo più evidente è stato il Salento, negli anni scorsi meta di un numero sempre crescente di bagnanti, visitatori e persone alla ricerca del divertimento. Le ragioni di questa crisi? Per Flavio Briatore sono evidenti: “Troppi vincoli, scarsa qualità e prezzi alti”.
In un’intervista a Libero spiega qual’è, secondo lui, la ricetta per ripartire.
Obiettivo numero uno: puntare di meno sul turismo low cost e dare slancio all’offerta di lusso.

Il punto è che il turismo delle ciabatte non dà niente al territorio né basta a trasformare un Paese o una regione in una destinazione appetibile.
Basterebbe pensare che il turismo di lusso lascia cose importanti sul territorio, porta soldi che fanno il bene di chi vive e lavora lì.

L’imprenditore crede che le normative in tema di edilizia, soprattutto in alcune regioni, impongano vincoli troppo restrittivi. Anche gli investimenti nel settore sono limitati e ciò porta i turisti a trascorrere le loro vacanze estive all’estero, in Spagna e in Montenegro.

Non facciamo opere pubbliche, le strutture alberghiere sono vecchie, e ci culliamo sul fatto che il nostro mare è bello. Senza pensare che il mare è molto bello anche altrove. Stiamo sprecando una grossa opportunità.

Dal canto suo sostiene apertamente di aver rinunciato a investire nel nostro Paese.
Se gli proponessero il ruolo di sottosegretario al Turismo rifiuterebbe perché “anche se sei bravo in Italia non puoi decidere perché a decidere sono le Regioni”. Un’altra colpa dell’Italia – o forse in questo caso sarebbe più opportuno dire degli italiani – è, secondo Briatore, il provincialismo che si esprime con particolare forza alla vista del vip di turno.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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