Rimbalza sui social e sui media internazionali la polemica sulla conferma della volontà del governo britannico di Boris Johnson di far uscire il Regno anche dall’Erasmus, lo storico programma di scambio fra studenti europei, non appena sarà in vigore la Brexit. I parlamentari britannici hanno votato contro un emendamento che avrebbe costretto Boris Johnson a negoziare il mantenimento del Regno Unito nel programma. Di per sé questo voto – a margine dell’esame della legge sull’accordo di recesso dall’Ue, che dovrebbe essere approvato definitivamente oggi a Westminster – non significa ancora l’uscita del Regno Unito dal programma europeo di scambio universitario, visto che le modalità del mantenimento potranno essere discusse in negoziati paralleli post-Brexit. Ma certo dà una prima indicazione.
Il voto alla Camera dei Comuni
La questione è emersa con la netta bocciatura di un emendamento alla legge di ratifica del divorzio da Bruxelles presentato dall’opposizione liberaldemocratica in una Camera dei Comuni ormai dominata dai conservatori di Boris Johnson dopo la vittoria elettorale del mese scorso.
Il governo frena
La fine di Erasmus era del resto annunciata, sullo sfondo della promessa del premier Tory di mettere fine alla libertà di movimento automatica con l’uscita dall’Ue e di cambiare in generale le regole del gioco sull’immigrazione, con una sostanziale equiparazione fra europei e non e un sistema a punti per il filtro degli ingressi basato in futuro come in Australia sull’esclusiva valutazione delle qualità degli aspiranti. Nonostante ciò il sottosegretario all’Istruzione e l’università Chris Skidmore ha chiarito su Twitter: la partecipazione del Regno Unito ad Erasmus+, “farà parte dei nostri negoziati futuri con l’Unione europea. Diamo grande valore agli scambi internazionali tra studenti”.