L’Itala non si ferma nemmeno davanti alla pandemia. In tutte le regioni del paese abbiamo udito lo scoppiettar dei fuochi che hanno in qualche modo acceso le cittò, i palazzi, le piazze che se pur sempre vuote, piene di sentimenti e cuore. L’Italia è un grande paese, che nei momenti di grandissima difficoltà, unita sa rialzare la testa e dopo tanti rimbrotti giustificati, sa alzare sempre la testa verso il tricolore, quella bandiera che per lunghi anni ha rappresentato la nostra potenza.
Abbiamo bellezze architettoniche, storiche, che tutto il mondo ci invidia, abbiamo ingredienti culinari inimitabili, abbiamo aziende fiore all’occhiello, abbiamo una sanità forte nonostante sia stata abbandonata nei propri reparti, abbiamo ricercatori e scienziati ai vertici delle classifiche internazionali.
Un anno è già finito, e uno nuovo è già iniziato. Alle 24, botti e fuochi si sono alzati in cielo come anticovid, come bombe nucleari, per sconfiggere il nemico invisibile planetario. Ora tutti ci attendiamo un futuro volto alla fiducia che i vaccini sono efficaci e non solo una speranza. L’invito del 1 Gennaio è quello di recarsi a turno nelle strutture sanitarie per diventare immuni e dare “vita” ulteriore ai nostri anziani. Sul campo di battaglia abbiamo già contato nel mondo oltre 83 milioni di feriti e 1,81 milioni di morti.
Per vincere nel nostro Paese, come nel resto della terra, ci vorrà ancora tempo e una strategia condivisibile, unica tra i potenti, fino al punto da schiacciare il virus dentro se stesso, strangolandolo, togliendogli gli artigli. Questa pandemia la si vince con le sinergie monoclonali di tutti e non attraverso calmanti.
La guerra è ancora lunga e conteremo ancora nuove croci bianche nei cimiteri lontani. Tutti siamo appesi ad un ago di siringa, non c’è altra via d’uscita, come nel 1796 con il vaccino contro il vaiolo, scoperto da Edward Jenner, che da solo salvò l’uomo sul pianeta.
Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica
