“È impensabile tenere chiusa l’Italia anche per tutto il mese di aprile”. E’ di nuovo una Lega di lotta quella che Matteo Salvini minaccia di mandare in Cdm. Non nasconde il suo disappunto il leader della Lega, dopo le misure restrittive che la cabina di regia di Palazzo Chigi avrebbe deciso di adottare anche dopo Pasqua.

“Nel nome del buonsenso che lo contraddistingue – e soprattutto dei dati medici e scientifici – chiediamo al presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano (ovviamente in sicurezza) le attività chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi”, scrive Salvini, mentre il premier Draghi risponde alle domande dei giornalisti a Palazzo Chigi, nel corso di una conferenza stampa.

Proprio le parole di Salvini vengono riportate al premier. Che glissa, non citando il leader della Lega, preferendo limitarsi alla considerazione che “continuare a tenere chiuso sia pensabile o impensabile dipende esclusivamente dai dati a disposizione, le misure prese hanno dimostrato di non essere campate in aria”. “Riaprire è auspicabile ma le decisioni si prendono in base ai dati”, è la replica di Draghi che è implicitamente indirizzata al leader della Lega.

Più volte, negli scorsi giorni, il mantra di Salvini è stato quello di ‘scavallare’ la festività della resurrezione “per tornare alla vita”. “Qualunque proposta in consiglio dei ministri e in parlamento avrà l’ok della Lega solo se prevederà un graduale e sicuro ritorno alla vita”, è l’avvertimento che arriva oggi.

Preannunciando un prossimo consiglio dei ministri sulle montagne russe, come già avvenuto sette giorni fa, quando il braccio di ferro ci fu sullo stralcio delle cartelle esattoriali, battaglia identitaria della Lega, su cui si arrivò a una mediazione dopo quasi tre ore di stop del Consiglio, passando per l’alzata di scudi di Salvini e dei suoi ministri, con le minacce di abbandonare il tavolo da parte dei leghisti.

Accordo – quello sullo stralcio per i redditi sotto i 30mila euro – che venne rivendicato come vittoria da parte dello stesso Salvini e definito ‘condono’ dal premier Mario Draghi. “Tutti – spiegò il premier – hanno delle bandiere identitarie si tratta man mano di chiedersi quali sono quelle bandiere identitarie di buon senso e quelle a cui si può rinunciare senza fare danno né alla propria identità né all’Italia”.

A cura di Stefano Severini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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