Preoccupata del continuo calo delle vendite dei modelli diesel, Bosch lancia l’allarme, attraverso Gerhard Dambach, AD di Bosch Italia, sulle conseguenze che potrebbero derivare da una perdurante crisi commerciale di questa tecnologia che, dati scientifici alla mano, è oggi la più pulita in rapporto ai costi per l’utenza e la fruibilità dell’automobile come insostituibile mezzo di mobilità individuale. Se la crisi dovesse perdurare – ha detto l’AD di Bosch Italia – ”sono a rischio, tra collaboratori e indotto delle varie aziende che operano nel nostro Paese nel settore diesel, oltre 150mila posti di lavoro”.

Parlando della strategia di elettrificazione (”inevitabile a lungo termine”) Dambach ha detto che i modelli 100% elettrici cominciano ad essere convenienti con percorrenze annue superiori a 90mila km. ”Ma nessuno la può usare, e la usa, su queste distanze”. Nel corso dell’evento che si è svolto a Milano questa mattina, con la presentazione dei risultati finanziari di Bosch Italia per il 2018, Dambach ha lanciato un appello: ”occorre, per arrivare a risultati concreti sulla qualità dell’aria, che si incentivi l’uscita dal parco circolante delle auto a gasolio più vecchie, quelle da Euro 0 a Euro 3. Se questa sostituzione potesse essere fatto in tempi rapidi, otterremmo – ha ribadito l’AD di Bosch Italia – oltre ad una riduzione del 675 della CO2 anche un taglio del 90% degli NOx e del 96% del particolato PM10”.

Dambach ha trattato anche il tema del futuro del proprio stabilimento di Bari, dove la produzione è attualmente dedicata alle pompe diesel destinate agli impianti Common Rail. ”La nostra è una grande azienda, ma che a Bari dipende fortemente dal diesel. Il sindacato, con cui ci stiamo confrontando di continuo, attende nuove linee di prodotti ma visti i tempi tecnici di riconversione questo accade solo in parte. Abbiamo spostato a Bari alcune produzioni utilizzate nello stabilimento Industrial Technology di Nonantola in provincia di Modena e stiamo già fabbricando parti di meccanica di precisione per altre attività che erano state assegnate in precedenza a fornitori esterni. Ma su questo ultimo aspetto – ha sottolineato Dambach – ci sono da risolvere problemi fiscali e burocratici che impediscono il flusso di questa sub-produzione all’interno del network degli stabilimenti Bosch in Europa”. Esprimendo il suo ottimismo sulla prosecuzione dell’attività in una delle fabbriche più premiate al mondo per qualità ed efficienza, l’AD di Bosch Italia ha confermato di aver chiesto un tavolo di lavoro a Roma che coinvolga tutti i ministeri e di essere convinto che ”Bari potrà farcela, anche se abbiamo perso due anni nella riconversione”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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