Giornata davvero molto agitata in Bors, in particolare a New York. Wall Street ha ampliato i cali raggiungendo nuovi minimi intraday sulla scia dell’Ism manifatturiero americano di dicembre, sceso più delle stime e sui minimi del novembre 2016. I listini erano già in forte calo a causa del taglio delle guidance annunciato ieri da Apple (oggi azioni a -10,01%) a mercati ormai chiusi. A far scattare le vendite, il taglio delle stime di Cupertino sui ricavi del primo trimestre a 84 miliardi di dollari, a causa soprattutto del grave rallentamento delle vendite di iPhone, più forte del previsto, in Cina e nei mercati emergenti. In una lettera agli investitori, l’amministratore delegato Tim Cook ha spiegato: “Riteniamo che il debole contesto economico in Cina sia ulteriormente influenzato dall’aumento delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti”.

Il Dow Jones è arrivato a perdere oltre 573 punti, il 2,5%, a quota 22.774. L’S&P 500 lascia sul terreno il 2,2% a 2.456 punti. Il Nasdaq scivola del 2,6% a 6.492 punti.

EUROPA – I mercati azionari europei, in un primo momento insensibili al pesante avvio di Wall Street, hanno chiuso tutti in rosso: Londra -0,62%, Parigi pesante a -1,66%, Francoforte -1,55%. Male anche Milano, dove l’Ftse Mib cede lo 0,61%. Forti tensioni sullo spread, che risale a quota 270 punti base (275 in chiusura), per la prima volta dal 18 dicembre scorso. In Piazza Affari sempre in scivolata Stm (-11,66%) con Apple; giù anche il comparto della moda con Moncler e Ferragamo che cedono rispettivamente il 4,6% e il 2,5%. Per contro, brillano le utility, con Terna (+1,7%) e Italgas (+1,1%), Unipol (+4%) e Telecom Italia (+2%).

FOCUS APPLE – Apple ha bruciato 446 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato dal record del 3 ottobre scorso. Al momento vale intorno ai 682 miliardi di dollari. Le perdite registrate da Apple sono maggiori al valore di 496 delle 500 società dello S&P 500 prese singolarmente: sono infatti maggiori al valore di JPMorgan ma anche quello di Facebook. Numeri da capogiro.

IL PERCHE’ DEL CROLLO – Il motivo del crollo è da ricercarsi nelle parole dello stesso Ceo di Apple, Tim Cook. “La domanda di iPhone sul mercato” è in declino – ha scritto Cook in una lettera agli investitori – e, in particolar modo, la contrazione del mercato degli smartphone è stata “molto acuta” in Cina. “Gli effetti” di tutto ciò, “si sono fatti sentire sui consumatori, con il calo delle presenze nei nostri negozi al dettaglio. Oltre il 100% del calo delle entrate mondiali su base annua – ha aggiunto Cook – si è verificato nella Grande Cina” e riguarda i dispostivi “iPhone, Mac e iPad”. Inoltre, anche gli aggiornamenti ai nuovi modelli dello smartphone si sono rivelati “non così forti come pensavamo”, ha scritto il Ceo di Apple, che ha voluto infine sottolineare la forte concorrenza dei rivali cinesi, tra cui Huawei e Xiaiomi.

TAGLIATI I PREZZI OBIETTIVO – Da ieri, la capitalizzazione di Apple è scesa di circa 70 miliardi di dollari a 679,7 miliardi, lontano dal top di 1.100 miliardi di dollari raggiunto lo scorso agosto quando l’azienda divenne la prima in Usa a conquistare un valore di mercato di mille miliardi di dollari. Intanto gli analisti hanno tagliato il prezzo obiettivo sul titolo. Rod Hall, analista di Goldman Sachs, lo ha portato a 140 da 182 dollari. Nomura lo ha ridotto a 175 da 185 dollari mantenendo il rating “neutrale”. Canaccord Genuity ha lasciato il rating “comprare” aspettandosi che l’azione arrivi a valere 190 dollari, non più ai 225 dollari attesi fino a ieri. Anche Baird resta ottimista con una raccomandazione pari a “outperform” ma il target price è stato ridotto a 185 da 230 dollari. Gli esperti di Wedbush hanno portato a 200 da 275 dollari l’obiettivo di prezzo lasciando a loro volta il rating a “outperform”. Jefferies consiglia di comprare il titolo, visto a quota 160 dollari e non più a 225 dollari. Secondo Morgan Stanley, il titolo va sovrappesato in portafoglio ma il target price è stato limato a 211 dollari da 236 dollari. Bank of America ha a sua volta ridotto l’obiettivo di prezzo, a 196 da 220 dollari. Macquarie ha invece bocciato il titolo a “neutrale” da “outperform” e Loop Capital da “comprare” a “tenere”. Citigroup resta convinto che il titolo sia da acquistare anche se varrà 170 dollari e non più 200.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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