Recep Tayyip Erdogan, Emmanuel Macron

Sono tornate in curva, dove sostano dai tempi di Pippo Marchioro, le mitiche WSB con le loro bandiere e i canti per la romagnola Cesena, quasi volere dimenticare il covid e non credere ad una guerra fatta di testate nucleari. Sono passati più di settant’anni da quando la squadra bianconera si schierava alla Barlèda nel campo dell’ippodromo durante la fine dell’ultima guerra.

Si pensi che da quella epoca bellica un gaudioso miracolo è stato compiuto dalla società, tra le più giovane di ogni campionato, nata peraltro dalla fusione del Renato Serra dove militavano ex piloti di aerei e soldati tornati dal fronte. Un’antica storia che appare ancora oggi spietata se ci giriamo verso Mosca. In questo caso non possiamo certo scrivere di evento vittorioso ma di una condanna ferma che sta colpendo l’Ucraina.

Ma torniamo nella culla del calcio nazionale che per lunghi anni aldilà del combattimento campanilistico in campo, ha fatto sbocciare, incantando molti popoli, una sorta di pacificazione illuminante, ha unito gli stranieri, ha fatto emergere nuove amicizie. Il tifo stesso è stato portatore di giuste manifestazioni collettive, di gioie unite a un insieme di orgoglio.

Le vittorie del Cesena durante la sua esaltante crescita è soggiunta, è maturata, sotto la presidenza di uomini generosi-garbati, civili come il conte Rognoni, Dino Manuzzi, Edmeo Lugaresi. Nella stessa misura erano dotati di simpatia, humour quanto bastava a non varcare mai la supponenza. Non erano uomini tanto ricchi, ma intuitivi.

Il tempo è passato via veloce, tra rettilinei, dossi, curve e traguardi; oggi il Cavalluccio ha addirittura svoltato in una nuova direzione, tutta da percorrere, andando incontro agli americani… è un Cesena NATO nuovamente dopo le macerie fallimentari. E’ tornato tra i professionisti con pochi capitali come accadeva ai tempi di Meucci ed ora è pronto per fare il salto in lungo, mantenendosi stretto la terza posizione in classifica dopo la vittoria PIERINIANA contro il Teramo. Il ritorno alla forma di tutta la squadra deve considerarsi come un violino alla Stradivari perchè il suo capolavoro potrebbe realizzarsi ostentando la calma dei forti durante i play-off che rimangono infernali, infuocati.

Siamo ilari anche per Caturano, il cui genio capriccioso abbisognava di un altro gol per salire in cattedra, non fosse stato mai un siluro del prodotto sovietico.
Va bene così, Viali si è nuovamente gustato la qualità dell’intero gioco d’assieme.

Attendiamo un rush finale fatto di giudizio, stringendo i denti, sperando pure di annotare e svelare le lacune allarmanti di Pescara e Virtus Entella.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Luigi Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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