La Camera dei Comuni ha respinto stasera la mozione presentata dal governo britannico per ottenere le elezioni politiche anticipate il 12 dicembre. Il mancato sì dell’opposizione laburista ha impedito di raggiungere il necessario quorum dei due terzi, come già in due altre occasioni. Al governo Tory resta però ora la strada di sostenere la nuova proposta di altri 2 partiti d’opposizione, Libdem e Snp, per andare al voto il 9 dicembre modificando a maggioranza semplice da domani la legge vigente sulle elezioni.

La mozione del governo è stata bocciata, riuscendo a ottenere solo 299 voti contro i 434 che sarebbero stati necessari (cioè i due terzi dei 650 deputati); 70 hanno votato contro. Johnson ha tuttavia annunciato che in serata presenterà un progetto di legge per tenere le elezioni, da sottoporre al voto dei deputati martedì. Per l’approvazione una legge del genere richiede solo la maggioranza semplice. Come scrive la Bbc, BoJo ha annunciato per domani “un breve” testo legislativo in questo senso, nel quale torna a proporre ancora una volta la data del 12 dicembre.

Per questo nuovo passaggio, il premier chiede l’appoggio dei Lib-dem e dei nazionalisti scozzesi, che però propongono la data del 9 dicembre. “Questo parlamento non può più tenere il Paese in ostaggio”, ha detto Johnson, aggiungendo che la Casa dei Comuni e’ ormai diventata “disfunzionale”. “Questo parlamento ha esaurito la sua funzione”. Così Boris Johnson aveva argomentato la mozione per le elezioni anticipate.

Il premier Tory ha aggiunto che avrebbe “preferito attuare la Brexit” il 31 ottobre come aveva promesso, ma ha accusato la Camera di aver rinviato il suo deal e l’opposizione di non rispettare il referendum del 2016: il risultato è un rinvio di “altri tre mesi” che il popolo non vuole e a un costo di “un miliardo di sterline al mese in più”.

Corbyn dice no a Johnson: “non è credibile” -@ Il leader laburista Jeremy Corbyn ha detto no alla mozione presentata dal premier conservatore Boris Johnson per la convocazione di elezioni il 12 dicembre. “Io non mi fido del primo ministro e la maggioranza del paese non si fida”, ha detto Corbyn rispondendo a Johnson alla Camera in un clima rovente. Corbyn ha accusato il premier di essersi rimangiato “tutte le promesse” sulla Brexit e di volere elezioni anticipate, ma non a dicembre, almeno fino a quando non ci saranno garanzia che il no deal non sia “escluso dal tavolo”.

Tusk, sì dei 27 a rinvio Brexit – In precedenza oggi c’era stato l’annuncio del presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, riguardo la decisione dei 27 Stati membri dell’Ue che avevano accolto la richiesta del Regno Unito di rinviare al 31 gennaio 2020 la Brexit. Tusk aveva precisato che è stata accolta la cosiddetta “flextension”, a indicare che Londra potrebbe anche lasciare l’Ue prima di tale data in caso di approvazione dell’accordo negoziato da Londra con Bruxelles da parte del parlamento britannico.

Ue chiede a Londra la nomina di un commissario – C’era stata anche la richiesta di nominare il ‘suo’ commissario europeo tra quelle rivolte al governo britannico dall’Ue nel quadro del via libera a una nuova proroga della Brexit.

Secondo fonti europee interpellate dall’Ansa, la richiesta di nomina del commissario è stata inoltrata a Londra, insieme a quella di avere l’ok britannico alla proroga, in parallelo all’avvio della cosiddetta procedura scritta decisa oggi dagli ambasciatori Ue.

Preannunciata dalla presidente designata Ursula Van Der Leyen la scorsa settimana e ora formulata dal Consiglio Ue, la richiesta a Londra di designare il suo commissario risponde all’esigenza dettata dai trattati in base al fatto che la Gran Bretagna è e sarà molto probabilmente ancora parte integrante dell’Ue quando si insedierà la nuova commissione, la stessa logica già applicata nel caso delle elezioni europee.

La richiesta rischia tuttavia di complicare – e soprattutto allungare – ulteriormente il percorso che porterà all’insediamento del nuovo esecutivo europeo, per ora già slittato dal primo novembre al primo dicembre. Al momento non è dato sapere se e quando Boris Johnson prenderà una decisione, alimentando l’incertezza già determinata dal fatto che sui tre candidati commissari bocciati dall’europarlamento – l’ungherese, la romena e la francese – solo Budapest e Parigi hanno finora presentato nuovi nomi mentre la Romania manca ancora all’appello perché alle prese con una crisi di governo non risolta.

Come se non bastasse, secondo le indiscrezioni raccolte a Bruxelles, il candidato ungherese – Oliver Varhelyi, attuale ambasciatore-rappresentante permanente di Budapest presso l’Ue – non sarebbe gradito a diverse parti, in particolare alla Cdu di Angela Merkel. Davanti a questo scenario Von Der Leyen per ora si sta muovendo con estrema cautela ed ha fatto sapere che non intende cambiare la ripartizione dei portafogli, anche per i nuovi candidati che ha incontrato oggi per la prima volta. Intanto inizia a circolare il nome di chi potrebbe rappresentare Londra con un incarico ‘a termine’.

La scelta potrebbe cadere sull’attuale commissario Julian King che, essendo già ben conosciuto in ambito Ue, avrebbe il vantaggio di poter passare rapidamente l’esame del Parlamento europeo.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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